mercoledì 5 gennaio 2011

Poesie fatte con lo spago






Presentazione.


Dato che la presunzione degli uomini può essere grande ed io non scappo da questa legge, ho voluto giustamente intitolare a modo opportuno ì tentativi poetici fatti da me, E che sia il modo opportuno lo conferma il fatto che, quando in quinta elementare D. Marchetti - indimenticabile mio maestro- mi incoraggiava a comporre quelle che io credevo poesie, mi fu dato da un celebre salesiano, D. Luigi Pilotto, allora Direttore del Collegio Astori - era il 1949 - questo consìglio: "Per fare i versi giusti, devi mi surarli con uno spago !”
Cosa che io mi misi diligentemente a fare, magari scrivendo largo o stretto...
Del resto che siano versi scritti con lo spago sarà facile accorgersene;
può darsi che piacciano a qualcuno,...almeno a me.

Il colpevole
Sergio Dall'Antonia.
Venezia- Castello,
Epifania 1977—.Epifania 2011







Farti conoscere

Farti conoscere la gioia che ho scoperto,
farti conoscere il Nome che mi conforta,
farti conoscere il Cielo che mi illumina,
farti conscere il Futuro che non sai,
farti amare l'Amore,
che si Chiama Dio con Noi
che ci avvolge con le sue Braccia,
che ci stringe al suo Petto,
Padre d'eterna Grazia
di impensato Affetto,
insperato Amore,
"Amor che non amato,
amar perdona!"
e vive in Te.



Venezia 2
Con le penne remiganti
Vanno avanti avanti avanti
Ne’ si fermano giammai
Tutti i bianchi e bei “crocai”
E Venezia splende intorno
Di mattina e mezzoggiorno
Mentre il sole co’ i suoi rai
La fa splender
Piu’ che mai.







ZARA
Vento e nuvole
nel sereno
cielo.
Onde di mare
splendenti
al sole.
Su un ormeggio
di antica data
tu stai appoggiata
e sorridi.
Tenue e’ il sorriso,
e di tristezza intriso,
quasi parola
di chi spera,
e dice:
“ritornero’!”
Zara intanto
splende
sul mare
ormeggiata.
Azzurro nell’azzurro,
cielo e terra,
dall’onda amata
e da spruzzi ridenti
congiunta,
da sempre insieme:
e’ Zara!
Ma ecco, con essa,
lontani sussurri,
ricordi nascenti,
affetti sperduti,
voci umane
nella citta’...
voce di donna da te amata,
ch’ora e’ lassu’
e qui...qui...
non c’e’ piu’.
Eppure nel cuore
a te dolce risuona
quell’attesa,
che amara
prima,
or e’ sussurro e speranza
di un dolce ritorno
all’amata perduta,
bramata da te,
Zara.




Due bambini.

Conosco due bambini
che, le poesie imparate,
assieme cantavano
sui loro passi sereni.
Andavano da una signora',
la signora Bubbola
per restiruire le cose
alla loro mamma prestate.

"Piove piove viene il sole"'
era il loro canto.
" La Madonna coglie un fiore"-
cantavano,
"Coglie un fiore per Gesu’."
"Ecco ecco - terminavano-
che non piove piu'."
Ora le strade loro
sono diverse,
il tempo e la storia
li ha separati
e i loro canti son differenti

Uno dice:
"La vita e' fantastica"
perche' Dio
ti ha fatto unico e speciale,
non perdere dunque il tempo,
che Lui ti ha dato.
E asciuga le lacrime,
conforta con il perdono,
accetta te stesso
e vivi le responsabilita'
abbellendo la vita ricevuta,
la tua e degli altri,
camminando verso Lui,
che ti ha fatto unico
per Lui.

E l'altro canta:
"Comportati come dice Gigi":
siamo noi la vita,
ciascuno per sè,
guardandoci allo specchio
dirci dobbiamo :
“ma guarda, guarda
che bene sto,
guarda guarda,
che bene mi va"

Come per Pinocchio
chiaramente a qualcuno
il naso e' cresciuto.
...
Forse sara' meglio
che cantino insieme:
"Piove piove, viene il sole,
la Madonna coglie un fiore,
coglie un fiore per Gesu’.
Ecco, che non piove piu".
Assieme lo cantino,
se pur lontani.
.
Bacau 8 agosto 2010


Il Pallone nuovo

Il bel pallone nuovo,
rosso rosso
gonfio a scoppiare,
tondo e grosso,
giace in un luogo
oscuro e buio
li’, nell’angolo.
Di plastica splendente.
Dalla fabbrica
appena uscito,
gonfio di beatitudine,
sembra invece
piangente,
tuttavia,
di solitudine.

Siamo fatti per vivere e donarci in comunione,assieme.


L’acqua nel pozzo

Nel caldo d’agosto
dormiva l’acqua nel pozzo.
Passo’ il cattivo del paese
E vide l’acqua li’,
 cheta,cheta.

Con ferocia indescrivibile
prese l’acqua,
la pesto’,
la fece in pezzettini,
la taglio’ in piccole fette,
e, non contento,
 la ridusse in polvere.

Poi, con ghigno beffardo,
la impacchetto’,
e la getto’ con sollievo nel pozzo:
“Vattene!”-le grido’dietro.
“Vattene nel profondo
oscuro!”
E l’acqua cadendo
Nel vuoto, sospiro’:
“Adesso sto fresca!”

Il male non avra’ mai il sopravvento, alla fin fine.


Dolore .
Ai miei cari.

Non credevo
Che fosse
Cosi’ grande
Il vostro
dolore
sicche’ non vedeste
nemmeno
l’amore.

Solo oramai,
nel cuore nascosti,
io vi stringo
assieme
con me.

E sempre
Vi porto
qui dentro.






Il tempo

Ecco!...
Il tempo scocca.
Passa,
travalica,
trabocca.





L’accento
Si scrive sempre l’accento?...

Su qui e su qua,
su fa e su ma
nessun accento
si mettera’.
Il di e il da,
lo sta e il va
solo co’l tu
un segno avra’.
Ancora, accento
Sul di si ponga,
qualora il giorno
quel di supponga

Accento lo sto,
accento il do.
La mia risposta
E’ sempre “no!”
A su e a fu
Come sul blu
Giammai l’accento,
ci metti tu.
Un vivo accento
Porrai sul si
Quando significa:
“Proprio cosi’”
Su se l’accento
Si pone ognora,
se di persona
quella odora.
Il li’ e il la
Accento avra’,
ma sol se luogo
indichera’.
-          Lo metto sul me?...
-          Lo sgnacco sul te?
-          Si’, se e’ una marca
-          Di un buon caffe’
E per concludere,
che mai diro’?
“Nessuno sbaglio
Mai piu’ faro’!”.



Speranza e attesa della pace.

Un’ombra di stella
si scorge nel sole,
che brilla ed arde
nel tempo che abbella.
C’e’ un fiore! C’e’ il sole,
c’e’ il vento e una stella.
Amici tra loro,
io sono con quella.
E’ primavera.
Il vento si leva;
lo senti piu’ intenso,
si alza, e solleva
...giulivo.
Garrisce nell’alto
La gialla bandiera
di festa preannuncio,
e pur ieri non c’era;
dal vento percossa
per brezza alterna
nell’aria s’e’ mossa
e si scuote leggera.
E’ li’ nell’azzurro
annuncio cercato,
messaggio portato,
grido e sussurro.
Parola di bene,
invito di pace,
da tempo sperato,
sollievo alle pene.
Il vento...
 si leva,
si alza giulivo
sussurra piu’ vivo,
in alto, lassu’.
Garrula stride
vivace bandiera,
annuncio di bene,
di impegno foriera.
Sprizza dal sole
la luce che abbella,
splende un fiore
con forma di stella.
...E’ primavera!




ONOMASTICO



In questo giorno ornai passato,
faccio auguri al beneamato
che di “x”  porta il nome
e la gioia dentro al cuor.

L'onomastica circostanza
è di letizia ed esultanza
è di sereno e festa insieme
 occasione a rinnovar.

E’ per questo che alzo il nappo
e al buon vino ho tolto il tappo:
con il brindisi a lui faccio
tanti auguri e felicità.

A lui leggendo con baldanza
questo miser scartafaccio
non ho segno d'arroganza
sì un lieve mio tremor.

Io pavento un pochettino
 degli esperti in poesia
Il disprezzo a questa mia
 affettuosa composizion.

Ma son certo che al cuore
non la legge puoi dettare
ma 1’amore e il bene fare
che si accetta con piacer.

Tanti auguri,auguri dunque
 da noi tutti a te vicini,
che di bene a te bottini
tanti tanti auguriam.






ESERCIZI SPIRITUALI



In cinque venimmo
sul Colle Cumano
con un'auto sola:
le scarpe sul mento
si’stretti eravamo.

Smontati dall'auto
 appena arrivati
tra amici ci siamo
in cinque trovati.

Na camera è data
ben linda e pulita,
tre letti addobbata,
di luce sfornita:
di sopra al lavabo
il lume non c’e.

Smontati dall'auto
appena arrivati
noi siamo rimasti
d'un colpo scioccati.

Si lodan le cose:
bellissimo è il sito!
stranissimo il luogo,
si ammira il pulito
e chi l'arte vi pose.

Smontati dall'auto
appena arrivati
un suon di campana
ci ha tosto adunati.

E' don Fedrigotti
che ci arringa possente
novello Battista
le vie preparando
a nostro Signor.


Smontati dall'auto
appena arrivati
la testa e le orecchie
abbiamo squassati.

La prima giornata!
Al canto di mille
concenti di galli,
si’come faville,
balziam dagli stalli.
Smontati dal letto
appena arrivati,
sorbiamo i caffé
da Giorgio annacquati.
Si corre alle lodi, 
si vola a pregare,
col cuore in festa
si sta  ad nscoltare
le gran verità.
Discesi dal letto
appena svegliati
attenti si ascolta
e giammai annoiati.
Le liete canzoni
si van ripassando
e le note ed i suoni
con gusto ritmando
a nostro Signor.
Finite le Lodi,
per gravi pensieri
pendiamo dal labbro
a maestri sinceri.
Seguono i giorni
seguono le ore
tra lampi e tra tuoni
del Grande oratore:
che il vero ci dà.
Sentiti quei detti appena finiti
a casa torniamo
ben lindi e puliti,
Son fermi i voleri
i propositi veri.
Nel cuore ci resta
del Cielo il sepore
ed inni di festa.
Saliti nell’auto
e tosto partiti
in mente rimangon
gli incontri graditi.







Don Vittorio pensionato.
(Scherzo da due soldi per un valente maestro di ascetica leggera).
 Nova Gorica 31 maggio 1984.


Don Vittorio
e la pensione
si sono alfine
ritrovati,
dopo anni
di tensione
da gran gioia
consolati.
-   Sei tu qua?!-
-   gli dice l'una.
-   T'ho trova­’-
le dice l'altro:
il connubio
ormai è fatto
e un gran sogno
soddisfatto.
Tutti attorno
i confratelli
fanno festa
al fortunato,
che i pochi
suoi capelli
oggi ha bene
pettinato.

Brinda, bevi,
Evviva Osanna!
Va la botte
giù una spanna
verso il fondo
pian pianino
con gli evviva
e il buon vino.
Mentre ognun
così tracanna,
brutta sorte
ha un branzino,
che pel pasto
fu bottino
di valenti
pescator.
La pensione
è proprio quella
della festa  l’occasion
e ciascuno
in ben favella
del cortese
donator.
Bevi bevi,
VIVA!VIVA!
Mangia allegro,
ma nel Signor:

è il pensiero
che ci lascia
                                                                     questa festa,
                                                                     dentro al cuor.





Natura



Bello e' il sasso
sopra il ruscello:
ha un po' di muschio...
d'umidita'.

Il verde e il bianco
l'occhio compiace
con la sua lieta
soavita'.

Il cor e la mente
ivi si posa:
sovra di quella...
strana belta'.

  

GORIZIA


Ascoltammo!...
E adesso
Sentite
La nostra campana.
 Gorizia!...
Lagrima
Di terra
Ancora italiana
Paese
Di ricordi,
Angoscia
E rimpianti.
Sorriso
E speranza
Di un popolo
Intero.
E' mano
Che si tende
A gente
Straniera.
Proclama
Tra il verde
Dei boschi
La pace.
L'offesa
Sia stimolo
A dolce
Parlare:
"Italia
è Gorizia,
Non altro...
E nulla di più?" 
                                                                 
Spiegazione.
Di fronte al problema dei con­fini.
Accettare il dato di fatto: i confini non si muovono, non può significare rinnegare o calpestare i sentimenti che vanno sempre al di là dei confini, liberi come il volo degli uccelli.
E' segno di pace e fratellanza tra i popoli riconoscere e rispettare i sentimenti di un altro popolo.
Scipio Slataper, morto sul Podgora,scriveva   nel 1910:”Noi non neghiamo l'importanza dei confini politici, ma sentiamo fermamente che non contengono la Patria...noi, e’inutile negare, viviamo internazionalmente; e fra un tedesco intelligente e un italiano sciocco, preferiamo il tedesco. In un certo senso dunque, ma nel solo senso possibi­le, è già compiuta la confederazione dei popoli"
(Cfr. Domenica novembre 1968 : Il Piccolo,ed.speciale, p.41).




Sopra un cumulo di detriti

I bimbi giocano
 su un cumulo
di detriti.
Tristi i grandi guardano,
il cuore in tumulto, atterriti.
Ci sarà un domani
al verde smeraldo?
al profumo
dei fiori?
agli abitanti
dei cieli?
e dei mari?
e dei fiumi?
e dei boschi?
Alzano intanto
gli occhi pensosi
gli adulti.
E tremando attendono
il domani, che viene,
piu' fortunato.
                                                                                       Ma dal nulla il nulla
                                                                  nascendo di certo,
                                                                       ammonisce
che niente facendo
 tutto finisce,
sparisce,
marcisce,...
senza confronto.
E giocano i bimbi
su un cumulo nuovo
di altri detriti.






A Gesu’ per i Sacerdoti

Aprendo il vocabolario della mia vita
Bene vi scorgo il tuo dito, o Signore...
Comprendo di dove mi hai tolto, '
Dove il tuo amore mi ha trapiantato
E ringrazio la tua immensa bontà.
Fatto di carne, come tutti;
Già forse un pò macchiato
Hai scelto per il tuo Altare disadorno
il figlio di Adamo e dì Eva:
L'uomo, perché di sé adorni l'Altare.
Male e peccato, dubbio e tormento
egli toglie;
Nuovo Redentore,
dalla tua onnipotenza egli è creato.
Oggi per quest'uomo ti prego,
Per il Sacerdote e per chi lo diventa.
Questo, io so, Tu gradisci che io faccia:
Rammenti?... tu stesso infatti hai detto un giorno:
"Pregate il Padrone della Messe,
perché mandi operai"...
Il Libro della mia vita hai aperto
L'hai aperto alla lettera "S".
S...Sabato:  è un giorno della settimana,
precede la domenica.
Ma per il tuo Sacerdote è il giorno solenne,
in cui, con il suo dito, risana dai tanti peccati..
il suo dito deve essere immacolato!
Per questo ti prego o Signore.

...sabaudo.... sabba... sabbia!
Seminare nella sabbia...
Quante volte, nonostante le fatiche, è questo il risultato...
Lo scoramento non incateni mai il tuo Sacerdote.
Per questo ti prego o Signore!
...sabbioso...sabinia...sabotaggio !
Tante persone cercano il trionfo di Satana,
è per loro una gioia colpire il Sacerdote,
distruggere il campo del suo lavoro.
Anche costoro il Sacerdote deve amare.
Per questo ti prego o Signore!
...sacca...saccapane...saccarosio !
Le anime sono come le mosche,
si sentono attratte dal dolce:
le belle maniere le conquistano;
...spesso sembrano solo mosche, ma sono pur anime!
E' allora che il Sacerdote ha bisogno di Te!
Per questo ti prego o Signore!
...sacchetto...sacc...saccoccia!
La ricchezza, il lusso, il comodo proprio,
si fa presto ad averlo, ma poi...
L'altruismo adorna il tuo Sacerdote,
lo      avvilisce l'egoismo.
Perché non succeda,
Per questo ti prego o Signore!
... saccone...saccello!
E1 un piccolo tempio.
Anche lì il Signore può scendere.
Chi Lo chiama è il Sacerdote.
Il      mondo, l'uomo ha bisogno di Gesù!
Un uomo solo può soddisfare questa sete.
Per questo ti prego o Signore!
...sacerdotale...Sacerdote!
Si' Sacerdote!....
Sii Tu, in me!





MI E' PARSO




M'è parso
che picchiassi
questa notte
a la mia porta.

 M'è parso
che picchiassi
a la mia porta
piccolina.

M'è parso!
T'ascoltai.
Nulla...
Tu m'hai detto!

M'è parso!
Origliai...
Nulla udii,
tremebondo.

M'è parso !
Or T'aspetto
con la gioia
di sapere
che sei Tu!



Nostalgia di Madre
1-Ho nostalgia di te,
 delle tue carezze
 che non conobbi mai,
 che ho dimenticato
 oramai.

2- Tu mi sei presente
 nel sorriso mesto
 dell'ultima sera
 di quel pomeriggio
 lontano.

3- Non ti ho dimenticata: sovente nel sogno
te ho rivisto,
sospirando un incontro svanito.

4- Ho pianto sul marmo che splende sul grigio
  del freddo cemento
  nel mio paese
  lontano.
5. il tuo riso soave
 mi manca da tanto
..........
il cammino s'allunga imprevisto.

6- Sospira il mio cuore per altri dolori
vicini e lontani, 
 e restan le croci                                                                                                  
alle mani. 

7-  In lento passaggio 
di giorni e di notti 
dolenti o frementi, 
sereni talora,
io vivo.   

8-In questo momento
di attesa e lavoro             
  asciugo il mio pianto
  e fatico, sperando
  il ristoro.
                                               

                                                                
Il giorno

Si leva il giorno;
la luce è più viva,
 ogni cosa ravviva
 l'arrivo del sole.
Si sente il rumore
 dell'uomo al lavoro
 di donne che lavano
e cantano in coro.
E canti d'uccello,
e grida di bimbi,
 melodiche voci,
 si uniscono a quello.
il giorno è tornato
 di opre ripieno
 di gioie e d'affanni
 da sempre formato.



FOCOLARE


Mi divertiva
svelto il guizzare
il torcersi e il lampo
di vivide lingue
di rosso fuoco.

Stavo a vedere:
era una ridda
su per la cappa
fuligginosa
di razzi improvvisi
delle scintille
del focolare.