mercoledì 12 ottobre 2011

Uomo di speranza


Era un giorno come tanti altri, quando, incontrato un imprenditore per caso, e iniziato a parlare del piu' e del meno, il discorso cadde sui Rumeni.

"Ah,i Rumeni!..."

Eppure, eppure.. Quell'imprenditore italiano, li' in Italia aveva dei rumeni come operai nella sua impresa e disse: " Hanno i loro difetti e' vero, ma sono uomini del futuro. Essi sanno accettare le difficolta'. Sanno rassegnarsi , ma non si rassegnano a far niente. Affrontano con pazienza le difficolta' adattandosi a fare il possibile e attendono il momento per sorpassare tali difficolta'. Vedono in qualche modo nel futuro e si danno da fare per raggiungerlo. Lo vedono infatti come migliore del presente e puntano ad esso. Forse la loro fede o quella assorbita dai loro cari li sostiene infallibilmente nelle difficolta'.
Non si ribellano, tacciono, sospirano e guardano avanti, operosi e ingegnosi nel trovare la soluzione positiva...
Se non hanno i pantaloni nuovi per andare in pubblico, si adattano a mettere anche dei pantaloni vecchi di seconda mano e con quelli vanno al lavoro e si gudagnano quei quattro soldi per mertter poi i pantaloni nuovi.
Con questa gente c'e' speranza per l'avvenire. Sono uomini di futuro".
...
Gente che si adatta ai pantaloni vecchi per poter avere poi quelli nuovi!!.

E' quello a cui ci invita Papa Benedetto XVI.mo parlando del salmo 126 nell'incontro del mercoledi': trovare la spinta, il sostegno e la guida nel superare le difficolta' in Gesu', con Gesu', per Gesu' che sta con noi.
Dobbiamo essere anche noi "Gente che si adatta ai pantaloni vecchi per avere poi quelli nuovi.



Ps 126
mercoledi 12 ott 2011
Papa Benedetto XVI.mo

«Grandi cose ha fatto il Signore per noi»; "per noi", o ancor più precisamente, "con noi", in ebraico ‘immanû, affermando così quel rapporto privilegiato che il Signore intrattiene con i suoi eletti e che troverà nel nome Immanuel, "Dio con noi", con cui viene chiamato Gesù, il suo culmine e la sua piena manifestazione,(cfr Mt 1,23)".

Cari fratelli e sorelle, - egli dice - questo Salmo ci insegna che, nella nostra preghiera, dobbiamo rimanere sempre aperti alla speranza e saldi nella fede in Dio. La nostra storia, anche se segnata spesso da dolore, da incertezze, da momenti di crisi, è una storia di salvezza.
Cari fratelli e sorelle, nella nostra preghiera dovremmo guardare più spesso a come, nelle vicende della nostra vita, il Signore ci ha protetti, guidati, aiutati e lodarlo per quanto ha fatto e fa per noi.
Dobbiamo essere più attenti alle cose buone che il Signore ci dà.

Siamo sempre attenti ai problemi, alle difficoltà e quasi non vogliamo percepire che ci sono cose belle che vengono dal Signore.
Questa attenzione, che diventa gratitudine, è molto importante per noi e ci crea una memoria del bene che ci aiuta anche nelle ore buie. Dio compie cose grandi, e chi ne fa esperienza, attento alla bontà del Signore con l'attenzione del cuore, è ricolmo di gioia.

In Gesù, ogni nostro esilio finisce, e ogni lacrima è asciugata, nel mistero della sua Croce, della morte trasformata in vita, come il chicco di grano che si spezza nella terra e diventa spiga. Anche per noi questa scoperta di Gesù Cristo è la grande gioia del "sì" di Dio, del ristabilimento della nostra sorte. Ma come coloro che - ritornati da Babilonia pieni di gioia – hanno trovato una terra impoverita, devastata, come pure la difficoltà della seminagione e hanno sofferto piangendo non sapendo se realmente alla fine ci sarebbe stata la raccolta, così anche noi, dopo la grande scoperta di Gesù Cristo - la nostra vita, la verità, il cammino - entrando nel terreno della fede, nella "terra della fede", troviamo anche spesso una vita buia, dura, difficile, una seminagione con lacrime, ma sicuri che la luce di Cristo ci dona, alla fine, realmente, la grande raccolta. E dobbiamo imparare questo anche nelle notti buie; non dimenticare che la luce c'è, che Dio è già in mezzo alla nostra vita e che possiamo seminare con la grande fiducia che il "sì" di Dio è più forte di tutti noi.

E' importante non perdere questo ricordo della presenza di Dio nella nostra vita, questa gioia profonda che Dio è entrato nella nostra vita, liberandoci: è la gratitudine per la scoperta di Gesù Cristo, che è venuto da noi. E questa gratitudine si trasforma in speranza, è stella della speranza che ci dà la fiducia, è la luce, perché proprio i dolori della seminagione sono l'inizio della nuova vita, della grande e definitiva gioia di Dio.