domenica 1 luglio 2012

Qualcosa su cui riflettere...

La Chiesa e il nostro tempo.

C'e' una pagina in Zenit del 30 giugno 2012 che sollecita la nostra riflessione e la nostra preghiera.





E' una pagina indimenticabile,che vorrei conservare e far conoscere …
Si esprime il pensiero di Mons. Aristide Pirovano.
Eccola.

"Mons. Aristide Pirovano (1915-1997), fondatore della diocesi di Macapà in Amazzonia brasiliana (1946-1965) e superiore generale del Pime (1965-1977), era un uomo, come si dice, tutto d’un pezzo. Uno dei suoi “chiodi fissi” era l’amore e l’obbedienza a Cristo e al Papa. In tempi di  diffusi relativismi e confusione di voci, parlando e scrivendo ai missionari si riferiva spesso al Papa, fino a dire e ripetere questo slogan: “La mia linea è quella di stare sempre col Papa”.
Da uomo di fede, semplice e pratico qual era, non si fermava a discutere di temi che riguardavano la fede (lui diceva che la sua fede era quella che gli aveva insegnato la mamma): se il Papa aveva parlato, lui era d’accordo con Paolo VI. E aveva la capacità e il
carisma di agire di conseguenza. 

Ecco alcuni passaggi del suo “Discorso ai missionari partenti”  tenuto il 22 settembre 1968 a Milano:

"La Chiesa non è certamente nuova alle bufere e ha conosciuto nei secoli lo strazio e le eresie che dilaceravano la veste inconsutile di Gesù…
La Chiesa poi, in virtù della sua vitalità divina, una volta localizzato il male, reagiva come un corpo sano reagisce alle infezioni, e creava quelle antitossine che erano: più santità, maggior spirito di preghiera, scienza più approfondita e comunicata obbedienza più filiale e devota e generosa, così che il volto della Chiesa brillava più bello e più puro. Infatti la storia delle eresie è tutta costellata da santi di prima grandezza.

Oggi, purtroppo, cari confratelli, quello che vi aspetta non è un'eresia, uno scisma. A mio modo di vedere è qualcosa di ben più grave, di più pericoloso.
 Oggi, oserei dire, è la potenza delle tenebre che con un infernale gioco di astuzia e con profonde parvenze di verità e di scienza, tende a trasformarsi in angelo di luce e pretende di insegnare al popolo di Dio, ma specialmente ai leviti e ai sacerdoti, nuovi principi di sociologia, di filosofia e persino di esegesi biblica, di morale e anche di teologia dogmatica.

E questa manovra non è una lotta aperta e leale, ma subdola e sottilmente velenosa; si dice di non voler negare la fede ma solo di volerla rendere più comprensibile, più razionale, più facile; si dice di non voler negare la morale  ma di voler soltanto renderla più personale, mettendo in maggior evidenza, vorrei dire "deificare" la cosiddetta personalità umana.

"Non si nega il Concilio, dice Paolo VI, ma pensandolo già superato e non ritenendo di esso che la spinta riformatrice senza riguardo di ciò che quelle solenni assise della Chiesa hanno
stabilito, vorrebbero andare oltre, prospettando non già riforme, ma rivolgimenti che credono da sé autorizzare, e che giudicano tanto più geniali quanto meno fedeli e coerenti con la tradizione, cioè con la vita della Chiesa, e tanto più ispirati quanto meno conformi
all'autorità e alla disciplina della Chiesa stessa, ed ancora tanto più plausibili quanto meno differenziati dalla mentalità e dal costume del secolo". Così dice Paolo VI.

Ma esiste una medicina che garantisce la salute dell'anima, un'arma che garantisce la vittoria, un mezzo che ci rende invincibili.  
Quale? 
La roccia su cui Cristo ha fondato la sua Chiesa: 
PIETRO, il PAPA. "Tu sei Pietro e su questa pietra io edificherò la mia Chiesa"
(Mt. 16, 18).
E chi è il Papa? 
Rispondiamo con Paolo VI: "Il Signore stesso ha voluto definire la persona di Colui che Egli sceglieva come primo dei suoi discepoli, dalla missione che gli conferiva: non si sarebbe più chiamato Simone, figlio di Giona, ma Pietro, suo nome d'ufficio; dove
è evidente che Gesù dava al suo eletto una virtù particolare, e un ufficio particolare, raffigurati l'uno e l'altro nell'immagine della pietra, della roccia; e cioè la virtù della fermezza, della stabilità, della solidità, dell'immobilità, sia nel tempo che nelle traversie
della vita; e l'ufficio di fungere da fondamento, da caposaldo, da sostegno, come Gesù stesso disse nell'ultima cena a Pietro medesimo: "Conferma i tuoi fratelli" (Lc. 22,32). Pietro doveva essere la base sulla quale tutta la Chiesa del Signore è costruita. Il pensiero di Cristo è chiarissimo”....
"E' da ricordare poi, dice sempre Paolo VI, che nella Sacra Scrittura la figura della Pietra è dapprima riferita a Dio, come spesso si incontra nell'Antico Testamento; poi è riferita al Messia, a Cristo medesimo, la pietra viva e angolare (1Pietro, 2, 4-6). 
Ma poi da Gesù la figura della Pietra è attribuita al primo degli Apostoli.
"Dio, Pietra, Cristo, Pietro, il Papa".
Ecco, cari confratelli, l'unico parametro a cui tutto riferire: idee, dottrine, teorie, movimenti, tendenze, progetti, per verificare la loro ortodossia e la loro capacità di salvezza e di produzione di grazia.
Cari confratelli, solo col Papa e nel Papa si viene ad attuare quella unità, quella comunione con Cristo e con Dio, unità per la quale Gesù rivolse al Padre quella sublime preghiera del Cenacolo; unità che si allarga in giri concentrici da Pietro all'ordine sacerdotale, e da questo a tutto il popolo di Dio. 
Obbedienza totale e devota, sincera e fattiva al Santo Padre.Ecco la salvezza nostra e delle anime che saranno a noi affidate. ... E termino chiedendo al Signore per me, e per tutti voi...la grazia di rimanere fedeli a questa invocazione: 

"Padre Santo, ecco la nostra docilità in ascoltarvi come Maestro; la nostra prontezza di obbedienza come a Pastore, la nostra generosa tenerezza di amore come a Padre delle anime nostre e di tutto il Popolo di Dio". La Madonna ci aiuti e ci benedica."

 [ZI120630]









Il nostro tempo non si presenta molto  diverso.  
Linee di oscurita' e di sbilanciamento non mancano anche ora 
e questa pagina ci fa serrare i ranghi attorno alla nostra Fede, 
attorno alla Roccia che e' Pietro, attorno al Papa. 
Con Cristo.