sabato 6 ottobre 2012

Orientamento vocazionale. Gli Orientatori. 2




Distinguiamo i ruoli degli insegnanti sebbene siano pur essi  educatori ed animatori
dal ruolo degli educatori ed animatori in quanto i primi hanno un compito specifico scolastico che non sempre hanno gli altri.


2- Gli Insegnanti(*)

Il ruolo degli insegnanti nell'orientamento vocazionale



Il loro compito si riferisce all'informare ed al formare.

Spetta a loro informare gli allievi sulle possibilita' della scelta scolastica e professionale.
E' pure copito loro formare attraverso l'acquisizione di un metodo di lavoro e di studio alla competenza professionale, dare possibilita' di crearsi una sufficiente conoscenza  di se' per l'autovalutazione nonche' la formazione di una coscienza critica sulla realta'e inoltre aiutarli a sviluppare  delle capacita'  manuali.(De Pieri )







3- Il ruolo degli educatori ed animatori nell'orientamento vocazionale

Tutti i giovani sono destinatari di educazione, orientamento e accompagnamento vocazionale.
Questo fa si' che gli educatori ed animatori assumano un ruolo particolare nell'orientamento vocazionale sicche' ad essi competa di
-  curare la formazione a divenire persone mature,
-  percorrere un itinerario circa la vocabilita' dei giovani che punti ad una vita unificata dal Vangelo,
- far scoprire ai giovani la diversita' di vocazioni e nello stesso tempo della loro caratteristica di radicalita', legata ad un carisma ed ad un dono dello Spirito Santo,
- portar a maturazione la scelta vocazionale  in conformita' con le caratteristiche della sua specificita'.

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(*) vedi  SEVERINO DE PIERI, Orientamento educativo e accompagnamento vocazionaleElledici, Leumann, Torino , 2000,pp.142.




Alcuni consigli 
ad un educatore attento al progetto 
e alla scelta vocazionale dei giovani.

(Dagli scritti del Venerabile Salesiano e Teologo Prof. Don Giuseppe Quadrio)



«...Assuma il suo compito come una missione affidatale da Cristo e dalla sua Chiesa.

Per i suoi ragazzi Lei rappresenta ed è Cristo e la Chiesa.
Ami il suo lavoro.
Scopo della sua missione è edificare la Chiesa che e' li' ove si trova lei, cioè fare dei suoi ragazzi... una comunità di fede, di amore, di gioia, una comunione di santi tra di voi e con Lui. La Comunione si fa con la Messa.
Sia sua aspirazione portare il suo gruppo a "sentire" e vivere la Messa. La strada è lunga e difficile; ma non c'è altro mezzo per fare la Chiesa. Ogni giorno un passo, instancabilmente. Messa comunione nell'amore. 
Non si lamenti mai. Non litighi mai. Cerchi l'accordo con i Superiori e i colleghi.
Avvicini con coraggio specialmente gli scontenti e i sofferenti. 
Ascolti sempre: con pazienza, con comprensione, ma senza connivenza. La malattia e il dolore sono una porta aperta per entrare in un'anima. 
Abbia con ciascuno relazioni personali.Si informi, si interessi direttamente e discretamente.
Se il bene comune esige una rivelazione, si intenda prima con l'inte­ressato.Per quanto è possibile corregga personalmente e non per interposta persona.
Parli poco. Ascolti volentieri. Dia importanza a tutti. Mostri fiducia. 
...
Si consigli con l'Autorità.” 
Non sia fanatico, se non di Cristo.
Non attenda ricambio. 
Sìa magnanimo di fronte all'ingratitudine. 
Tutti sentano che Lei dona, non vende. Disinteressatamente. 
Non si meravigli perciò di sentirsi ferito. Sappia nasconderlo e mo­strarsi superiore.
Dimentichi il bene fatto e il male ricevuto. 
Sappia sorridere di sé con serena "ironia".
Suo primo dovere è pregare. Il resto viene dopo.
Ogni suo gesto, parola, intervento, lavoro deve essere sacro, educativo e come tale deve apparire a tutti, in privato e in pubblico.
E sempre in servizio. 
Sempre educatore. Anche per i suoi colleghi.
Anche piantando chiodi o scherzando in cortile.
Non si accontenti della lettera. Punti sullo spirito che è il fine della lettera.
Non disprezzi la lettera ma la orienti e subordini allo scopo.
Il Regolamento, le Pratiche, le Le Istituzioni, ecc. non sono fini a se stesse ma mezzo e via.
Non si cammina per camminare ma per arrivare.
Non si accontenti di osservare "le prescrizioni", ma si sforzi di rag­giungere il fine.
Però non presuma di arrivare, senza camminare per la strada indicata.
Non faccia di Sua testa. L'intesa col suo Direttore è garanzia sicura.
Allo spirito evangelico appartie­ne "la ragionevolezza", che vuol dire, tra l'altro, che non importa se non ciò che è ragionevole, cioè ragionando e persuadendo.
Questo vale soprattutto per le pratiche religiose.
Nulla è più irriverente per Dio, più contrario al Vangelo, più contro­producente pedagogicamente che costringer i giovani a fare ciò che non compren­dono, non vogliono, non amano.
....Prima far capire, poi far fare. Si può essere contro lo Spirito dell’educatore anche osservando tutte le prescrizioni. Non sia formalista...
Un'ultima cosa importantissima: sappia scaricarsi, distendersi, respi­rare, dormire a sufficienza, mangiare con tranquillità.
Non se la prenda. 
Rida. 
Stia allegro e ottimista».
(Ven D. Quadrio)