sabato 19 gennaio 2013

Don Bosco e il suo stile amato dai giovani

La formazione del giovane e la pieta' nello stile salesiano.

Siamo presto alla festa del Santo dei giovani, Don Bosco.
Come non possiamo gioire nel ricordarlo e nel pregarlo?... Ma nello stesso tempo il nostro pensiero non puo' fare a meno di ricordare il suo stile educativo formidabile che ha dato vita a grandi personalita' di giovani , tra i quali emergono figure di Santi.
Ma quale era il clima fecondo del suo stile educativo, quali le sorgenti e le linee operative che incidevano tanto nella vita dei suoi giovani e che ancor oggi non hanno perso di freschezza ed incisivita'?...



La formazione e la pieta’ nel carisma salesiano

“Non chi mi dice Signore, Signore entrera’ nel Regno dei Cieli, ma chi fa la Volontadel Padre mio che e’ nei Cieli”
(Mt 7, 21-23)

“Siate sempre lieti, pregate senza interruzione, in ogni cosa rendete grazie al Signore: questa infatti e’ la Volonta’ di Dio in Gesu’ Cristo verso di voi”
( 1Tess 5,16-17).
Cio’ che dice la Scrittura e’ in pratica un invito all’unione di cuore, di mente e opera alla Volonta' di Dio
Don Bosco, Santo educatore, ha compreso l’importanza di questa unione con Dio,
tanto da esser definito Lui stesso “l’Unione con Dio!”.
Fu per questo che fin dal primo incontro di un ragazzo del futuro Oratorio il primo insegnamento dato ad un giovane fu il segno della Croce e l’Ave Maria detta insieme. Le pratiche di pieta’ erano considerate da lui un elemento necessario della pedagogia dell’Oratorio, parte di quella Pieta’ o Devozione che sta alla base di ogni vita Cristiana.
Egli diceva che “e’ una ventura (cosa molto buona e fortunata) quando i ragazzi sanno pregare, hanno il gusto della preghiera, che si acquista fin dall’infanzia e si alimenta con la fedelta’ a Dio” (Piero Stella, Don Bosco,mentalita’ religiosa e spiritualita’, vol II, Pas Verlag, 1969, Zurigo ,p.345).
“Il gusto nella preghiera - diceva Don Bosco - e’ segno che la Grazia divina riempie il cuore e affina lo spirito. E’ segno di virtu’ e di perfezione. Si riflette infatti nelle opere della vita, che sono tra l’altro : l’obbedienza, la docilita’, la purezza e la carita’ fraterna.”
“La preghiera - egli diceva - deve essere manifestazione di fede, che invita gli astanti a lodare Dio” (MB9, 708: P. Stella, op.cit, p. 345).
La pieta’ da Don Bosco era intesa in senso largo, alla scuola di San Francesco di Sales, come devozione. E la devozione o pieta’ era per lui “ vita Cristiana fattiva”, che si esplica nei doveri verso Dio e verso il prossimo, e che percio’, nutrendosi dei Sacramenti, si irrobustisce nella virtu’, la quale a sua volta si traduce in “ esercizio di carita’” verso il prossimo. ( P. Stella op. cit., p. 356).
In verita’, Don Bosco era uomo di fede e voleva che ad essa giungessero i suoi ragazzi. Conoscendo che tale virtu’ e’ necessaria e sempre presente fin dal Battesimo, anche a chi dicesse di averla persa, voleva che ad essa ( alla fede ) tornassero e di essa vivessero quei suoi figli o giovani. Voleva che ne mostrassero lo splendore attraverso la preghiera fatta bene e con le opere buone soprattutto di carita’ e aiuto fraterno; voleva che la accrescessero  e nello stesso tempo ne mostrassero lo splendore( P.Stella, op. cit.,pp.342.343.346).Per Don Bosco la preghiera, la liturgia,la pratica sacramentaria, erano mezzi nutriti dalla fede e vissuti nella fede.
Erano essi quelli che causavano quella pace del cuore e quella tranquillita’ di coscienza invidiabile che scuoteva anche chi avesse perso la strada della salvezza. Uno stile di vita ed un clima di vita che incantava.
(cfr. G. Bosco, Michele Magone, Vite di giovani, LAS, Roma,2011, pp120).
Fu proprio questo stile di fede espresso nella preghiera e nella frequenza ai Sacramenti e la gioia e la pace che ne scaturisce che convinse e converti’ Magone Michele e lo incammino’ sula via della Santita’.
E chi era Magone Michele?...
Don Bosco lo incontro’ nella prima quindicina di ottobre del 1857. Si chiamava Magone Michele. Era un ragazzo di 13 anni, ma gia’ orientato alla delinquenza per l’abbandono in cui viveva e l’irrequietezza. Lo invito’ all’Oratorio di Torino.
L’aveva incontrato a Carmagnola, di sera, prima dell’arrivo del treno che lo portava a Torino.
Magone Michele accetto’ l’invito di andare da Don Bosco a Torino ed entro’ ospite all’Oratorio in vista della sua formazione al lavoro per il suo domani.
Da piccolo lazzarone, in pochi mesi, alla scuola di Don Bosco, divenne un buon cristiano, incamminato alla santita’.
Quando avvenne la sua conversione? E perche?...
Ecco come avvenne.
Era all’Oratorio da circa un mese , quando, vedendo il modo di vivere degli altri ragazzi e la gioia dei suoi compagni, entro’ in crisi, che manifesto’ nel non voler piu’ giocare e nella tristezza.
Un compagno lo interrogo’:” Ma che hai?”.
La sua risposta e’ riassunta in queste sue parole angosciate:
“ Vedo I miei comnpagni a prender parte alle pratiche di pieta’ e poi essere tanto allegri. Quel vederli allegri, pregare, accostarsi alla Confessione , alla Comunione mi cagiona continua tristezza, perche’ io non posso farlo, mi trovo in un pasticcio di coscienza!” . E pianse.
Don Bosco che lo seguiva con amore, lo chiamo’ a se’ e gli chiese il motivo di quel
suo essere “ in un pasticcio di coscienza”. Magone gli spiego’ che aveva la coscienza imbrogliata e che non vedeva una via di uscita.
Don Bosco gli suggeri’ di confessarsi e, se necessario, di far la confessione generale della sua vita.
E fu cosi’.
Ma dopo la Confessione, quel ragazzo, che prima diceva che gli pareva di “avere mille demoni in corpo”, alle parole di perdono udite durante la sua Confessione, tutto commosso esclamo’:“Oh, quanto mai io sono felice!- e aggiunse -  Mio Dio, per l’avvenire non voglio mai piu’ offendervi!”
E fu di parola.
Don Bosco voleva che quel clima di pieta’ e devozione che rivelava l’Oratorio di allora, fosse un clima di fede e di pieta’ accompagnato dalle opere buone e dall’apostolato in mezzo ai propri compagni; che fosse vissuto in serenita’, senza eccessi, con pace e nell’allegria, evitando gli scrupoli.
Lo scrupolo infatti per lui era cone un’arma insidiosa del diavolo contro ogni buona volonta’ e conversione.
L’antidoto era , secondo lui, l’obbedienza ai suggerimenti del Confessore.
Al centro di questo clima di pieta’ e di fede, c’era l’amore a Gesu’ Eucaristia e la devozione alla Santa Vergine Maria, considerata la Mamma, la Maestra e la Guida nel cammino verso Gesu’. Per questo esortava i giovani a vivere in modo da fare spesso la Santa Comunione, voleva che onorassero Maria sotto il titolo di Maria Ausiliatrice dei Cristiani e che, ogni giorno, recitassero il Santo Rosario.
Per rafforzare questo clima, in cui si viveva in Gesu’, con Gesu’ e per Gesu’ tutta la giornata, promosse l’associazionismo, precedendo in questo il sorgere dell’Azione Cattolica e dando uno stile originale e tutto suo ai gruppi giovanili ed alle loro associazioni (P. Stella, op. cit., vol.2, p. 357).
Questo clima , diede vita ad un metodo educativo capace di avviare alla Santita’,che si chiamo’ Sistema preventivo, attuale in ogni casa salesiana.
A noi imitarne gli esempi, a noi sfruttarne il carisma per il bene nostro e dei nostri giovani.








E per chi parla e legge in lingua rumena...:

AM.
“Formarea şi evlavie " întru carisma Salezienilor.

 “Bucurați-vă întotdeauna! Rugați-vă fără încetare! Mulţumiţi pentru toate, căci aceasta este Voinţa Lui Dumnezeu în Cristos Isus, cu privire la voi!"
(1 Tes 5,16-18).
 "Nu  orcine îmi zice:” Doamne, Doamne” va intra în Împărăția Cerurilor, ci acela care împlineşte voinţa Tatălui Meu, care este în ceruri " (Mt 7,21).

Aceste texte din Scriptură sunt în practică o invitație de a fi uniţi cu inima, mintea, și faptele la Voinţa lui Dumnezeu.
Don Bosco, educator Sfânt, a înțeles importanța  unirii cu Dumnezeu, aşa încât a fost numit el însuși "Unirea cu Dumnezeu."
Practicile de pietate erau considerate de el ca un element necesar al pedagogiei  Oratoriului, baza formării vieţii creştine.
El  spunea că “este foarte bun şi norocos atunci când tinerii ştiu să se roage, când au plăcere de a se ruga" (1).
"Gustul rugăciunii - spunea  - este și semn că harul lui Dumnezeu umple inima și deşăvârşeşte mintea. Este un semn de virtute și perfecțiune. Realitatea aceasta se reflectează în faptele vieții, care sunt, printre altele: ascultarea, docilitatea, puritatea și caritatea fraternă”.
"Rugăciunea -continua el - trebuie să fie o manifestare a credinței, care să îndemne privitorii să-L laude pe Dumnezeu"(2)
Într-adevăr ".Don Bosco a fost un om de credință și ar fi vrut ca băieții lui să fie la fel. El dorea ca băieţii din Oratoriul să arate splendoarea credinţei prin rugăciunile făcute bine și mai ales prin opere de caritate şi de ajutor fratern. (3)
Pentru Don Bosco rugăciunea, liturghia și practicarea sacramentelor, erau mijloacele pentru a hrăni credința și a trăi în credință.
Acest fel de a trăi în credinţa îl chemăm “evlavie”.
Evlavia a fost înțeleasă de Don Bosco într-un sens larg: a fost pentru el “viața creștină activă ", care să se exprime în concret prin desfăşurarea datoriilor către Dumnezeu şi aproapele; și care întărită prin Sacramente, devine viaţă virtuoasă, şi plină de dragoste. (4)
În centrul acestui climat de devoţiune şi de  credintă, Don Bosco voia dragostea către Isus din Euharistie și devoţiunea către Sfânta Fecioară Maria, ca Mamă, Maestră și Ghid în drumul spre Isus. Din acest motiv, el  îndemna pe tineri să cinstească pe Maria sub titlul de Maria Ajutor al  Creștinilor și voia că, în fiecare zi, să se roage Sfântul Rozariu.
Pentru a consolida acest ambient, în care se trăieşte în Isus,cu Isus,  și pentru Isus toată ziua, Don Bosco a promovat asociaţionismul întemeiendu-l înainte de Acţiunea Catolică și a dat  o originalitate proprie la toate grupurile şi  mişcările (5).

Dar acest fel de a trăi în credinţa producea prin Don Bosco un salt de calitate: cauza pacea şi bucurie a inimii şi elan la sfinţenie.
Rugăciunea, practicarea sacramentelor, faptelor bune şi de caritate, prietenia intre tinerii era cauza unei păci a inimii și a conștiinței de invidiat şi de o bucurie în felul de a se comporta aşa fermecatoare încât devenea capabilă de a  impresiona încă chiar și pe cei care pierduseră drumul mântuirii lor.
Aceasta este nouătatea în sistem de a educa al lui Don Bosco.
Adică, acela pe care îl practica şi îl  învăţa Don Bosco era un mod de viaţă și o atmosferă de viață, care era un imbold şi o cale prin a maturiza fiecare persoană pâna să ajunge la sfinţenie.

Pentru a face un exemplu, a fost chiar stilul acela de credință,  acea bucurie și pace  care izvora spontan din devoţiunea,  acea fraternitate intre tinerii motivul care a convins și convertit pe un băiat, un adevărat golan, să schimbe felul său de viaţă şi să se îndrepte spre calea sfinţeniei(6).


Băiatul acela, Don Bosco l-a cunoscut în prima jumătate a lunii octombrie din anul 1857.
Numele lui era Michele Magone. El era un băiat de 13 ani, dar deja pornit spre delincvență din cauză abandonării și agitaţiei în care trăia.
Don Bosco l-a întâlnit în satul Carmagnola,într-o seară, înainte de sosirea trenului, cu care se ducea la Torino.
După o providenţială întâlnire şi un scurt colocviu cu el, Don Bosco îi propuse să meargă la Torino la Oratoriu în vederea pregătirii pentru muncă,  pentru viitor.
Michele Magone a  acceptat invitația de a merge la Don Bosco, la Torino, oaspet la căminul din Oratoriul.                                                                                                                 
În câteva luni, Michele, la școala de Don Bosco, a devenit chiar un bun creștin, şi a început o viaţă nouă de sfinţenie.
Iată cum s-a întâmplat.
Era aproximativ de o lună în Oratoriu, când, văzând modul de viață al celorlalţi copii și constatând acea adevărătă bucurie şi prietenie a colegilor săi, a intrat în criză, care a manifestat-o prin plictiseală faţă de joc şi mai mult prin tristețe.
Un coleg de-al său l-a întrebat: “ Ce s-a întâmplat cu tine?... ".
Michele a răspuns cu aceste cuvinte pline de amărăciune:
"Văd pe colegii mei care iau parte la practicele de pietate  iar apoi sunt  atât de fericiţi. Mă încântă să le văd aşa veseli şi că se roagă, că se apropie la Spovadă şi că se împărtăşesc; dar acesta îmi provoacă  tristeţe continuă, pentru că eu nu pot s-o fac; eu sunt într-o încurcătură de constiinţă.”  Și plângea.
Don Bosco, care se îngrijea de el şi îl urma cu dragoste, îl chemă la sine și îl  întrebă despre motivul pentru care a spus că era într-o “încurcătură de conştiinţă”.
Magone îi explicase că conștiința lui era împiedicată de greşelile făcute şi că nu găsea o cale de ieșire.
Don Bosco i-a sugerat:
"Mărturiseşte păcătele! Şi dacă e necesar fă o spovadă generală a vieţii tale.”
Și așa a făcut.
...Dar, după spovadă, băiatul  care înainte a spus că îi părea să aibă "o mie de demoni în corp," s-a schimbat total şi exclamă:
" Oh, cât sunt de fericit! - şi a adăugat! - Doamne, nu vreau niciodată să păcătuiesc! "
A păstrat cuvântul şi viaţa lui a devenit plină de pace a inimii sale şi de bucurie, chiar şi sfântă.
A fost cu adevărat aşa.
Prin exemplu acesta înţelegem valoare mare pe care are forma educativă a lui Don Bosco.
Don Bosco a vrut ca acea atmosferă care l-a ajutat pe Magone Michele să îi schimbe viaţa şi care a susţinut formarea şi maturizarea băieţilor sfinţi, să se realizeze în fiecare Oratoriu şi casă  Salesiană, adică ca să fie în fiecare casă saleziană un climat de credință, de rugăciune însoțit de fapte bune şi  de  apostolat printre prietenii propri, de devotament faţă de Dumnezeu, trăit în liniște, cu pace, fără exces, fără scrupule şi plin de bucurie, ceea care se na;te din inima în pace cu Dumnezeu.
Acest climat, a dat naștere la o metodă de învățământ şi de formare capabilă să îndrume la maturitate, ba chiar şi la sfinţenie!
Aceasta este acea metodă care se cheamă Sistem preventiv  şi care este prezentă în fiecare casă a Salezienilor.

Nouă ne rămâne datoria
de a mulţumi lui Dumnezeu şi la Maica Domnului pentru acest stil de viaţă şi de a educa, de care ne-a dat exemplu Sfântul Ioan  Bosco; şi de a  profita de carisma sa pentru binele  al tineretului.




.........................
(1) Piero Stella, Don Bosco , mentalitatea "religioasă și spirituală", vol. II, Pas Verlag, 1969, Zurich, p.345).
(2)MB9, 708: P. Stella, op.cit, p. 345.
(3)P.Stella, op.cit, Pp.342.343... 346.
(4) (P. Stella op.cit.., P. 356).    
(5) P. Stella, op. cit, vol.2., p.. 357.
(6) Don Bosco, Michele Magone, Viaţa tinerilor, LAS, Roma, 2011, pp.120


mercoledì 16 gennaio 2013

Ricordando la madre


Ogni anno noi Salesiani riceviamo dal Rettore Maggiore degli SDB una strenna che ci guidi nell'apostolato dell'anno.
La strenna quest'anno termina con una poesia che va meditata e orientata come segno di gratitudine verso tutte le Mamme del mondo che sanno educare i loro figli con l'esempio.
Eccola:


QUANDO CREDEVI CHE IO NON STESSI GUARDANDO

Quando credevi che io non stessi guardando,
ti ho vista attaccare il mio primo disegno sul frigo
e subito ho voluto farne un altro.
Quando credevi che io non stessi guardando,
ti ho vista dar da mangiare a un gatto randagio,
e ho imparato che è bene essere buoni con gli animali.
Quando credevi che io non stessi guardando,
ti ho vista preparare per me il mio dolce favorito,
e ho imparato che le cose piccole possono essere cose speciali nella vita. 
Quando credevi che io non stessi guardando,
ti ho vista cucinare un pranzo e portarlo a un amico ammalato,
e ho imparato che dobbiamo prenderci cura gli uni degli altri.
Quando credevi che io non stessi guardando,
ti ho vista curare la nostra casa e quelli che vi abitano,
e ho imparato che bisogna prendersi cura di ciò che abbiamo ricevuto.
Quando credevi che io non stessi guardando,
ti ho vista affrontare le tue responsabilità anche se non ti sentivi bene, 
e ho imparato che dovrò essere responsabile quando sarò grande.  
Quando credevi che io non stessi guardando,
ho visto sgorgare lacrime dai tuoi occhi,
e ho imparato che certe cose a volte fanno soffrire, ma che piangere va bene.
Quando credevi che io non stessi guardando,
ho visto che eri preoccupata,
e ho voluto essere tutto ciò che potrei essere.
Quando credevi che io non stessi guardando,
ho imparato la maggior parte delle lezioni di vita che dovrò sapere 
per essere una persona buona e utile quando crescerò.
Quando credevi che io non stessi guardando,
ti ho guardata e volevo dire: «Grazie di tutto quello che ho visto
quando credevi che io non stessi guardando».


Ognuno di noi (genitori, nonni, zie, zii, maestri, amici) influisce sulla vita di un bambino.
E la cosa importante è sapere in che modo toccheremo oggi la vita di qualche persona.

Viviamo semplicemente. 
Amiamo generosamente.
 Curiamo seriamente. 
Parliamo gentilmente.

Roma, 31 Dicembre 2012 – 1 Gennaio 2013
Don Pascual Chávez V., SDB
Rettor Maggiore

E' un gioiello da tener presente...

domenica 13 gennaio 2013

Pensieri

... alcuni pensieri di Don Quadrio...


Apostoli

Non abbiamo nemici da sconfiggere, ma fratelli da conquistare.
A noi sta entrare per la porta dell'uomo per uscire dalla porta di Dio!


Sacerdoti

Le virtu'per la maturazione di un sacerdote sono:
la sincerita', l'amabilita', l'accondiscendenza, la generosita',
la padronanza assoluta di se',
l'alacrita' nell'azione, la calma imperturbabile nei contrattempi, la fiducia incrollabile,la costanza nei propositi, la forza di volonta' che sa volere con chiarezza e pacata irremovibilita'.


Uomini mortali

Chi giudichera' e decidera' la nostra sorte eterna non e' un nemico od un estraneo, ma e' il nostro fratello maggiore che, per salvarci, ha affrontato gli strazi del Calvario e ci ama piu' di quanto noi amiamo noi stessi.
San Francesco di Sales diceva che nel giorno del Giudizio preferiva esser giudicato da Dio che dalla propria madre.
Basta riconoscersi peccatori ed abbandonarsi con fiducia all'incommensurabile bonta' di Dio per assicurarci il
perdono e la salvezza. E' cosi' bello non sentirsi " in pari" con Lui, ma bisognosi della sua misericordia, sentirsi perduti ed insieme salvati da Lui che e' venuto a salvare i perduti.
Vi e' poi un rimedio infallibile, non per sopprimere, ma per dominare e addolcire questo pensiero, ed e' quello di offrire ogni giorno la propria agonia e morte con lo stesso amore e per le stesse intenzioni che ebbe Gesu' in Croce
Per un cristiano morire non e' un finire, ma un incominciare; e' l'inizio della vera vita' la porta che introduce nell'eternita'. E' come quando dietro il filo spinato del campo di concentramento risuona l'annuncio sospirato. Si ritorna a casa.
Morire e' socchiudere la porta di casa e dire: "Padre mio, eccomi qui. Sono arrivato!"
E' si' un salto nel buio; ma con la sicurezza di cafere nelle braccia del Padre celeste.
I morti non sono creature annientate, ma creature superviventi.
Il timore della morte e' un fenomeno naturale ed istintivo. Non si tratta di sopprimerlo del tutto, ma di dominarlo e di addolcirlo.
Si tratta di trasformarlo da un'ossessione angosciosa in olocausto consapevole e amoroso.
E' molto bello senza dubbio e forse commovente chiamare la morte: "l'ultima pagina del libro", ma e' andare contro verita'
Oh, come piu' vero e piu' grandioso e' il linguaggio della Chiesa per la quale il giorno della morte dei santi e' la "prima pagina del libro".
Cosi' Don Quadrio.

E Santa Teresina del Bambino Gesu' diceva:
"Se oggi non sei preparato a morire, temi di morire male".
Prepariamoci allora.







Altri pensieri.

Educatori
"Nulla arriva al centro del cuore, se non parte dal cuore".

Cristiani.

"Fa parte del diventare cristiani l'uscire dall'ambito di cio' che tutti pensano e vogliono, dai criteri dominanti, per entrare nella luce della verita' sul nostro essere e, con questa luce, raggiungere la via giusta".
 (Benedetto XVI.mo)
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