martedì 29 gennaio 2019

Don Bosco

31 gennaio 2019


Festa di Don Bosco


                                                            a Valdocco Torino- Italia



”Per guadagnare anime a Dio
io corro avanti fino alla temerarietà.
Sarei disposto, per ottenere questo,
a strisciare con la lingua per terra
di qui fino a Superga”(D. Bosco)


Don Bosco amava i giovani e morendo disse :
"Vi aspetto tutti in Paradiso!"

A tutti indicava una guida sicura per il Cielo in Maria Ausiliatrice



Era inoltre convinto che i due sostegni più forti per camminare
per la strada del Cielo sono i Sacramenti della
CONFESSIONE E COMUNIONE.



Don Bosco considerava come gran nemico dell'anima chi
cercasse di allontanare i giovani da queste due pratiche.

Don Bosco tanto ci teneva  alla Felicità eterna
dei suoi Giovani ! Per questo confessava …anche in sogno!


DON BOSCO CONFESSA IN SOGNO I SUOI RAGAZZI

È lui stesso a raccontarlo la sera del 4 aprile 1869, lasciando una profonda impressione nei suoi uditori.

Tre lacci che conducono alla perdizione

«Sognai - disse - di trovarmi in chiesa, in mezzo a una moltitudine di giovani che si preparavano alla confessione. 
Un numero stragrande assiepava il mio confessionale sotto il pulpito. Cominciai a confessare, ma presto, vedendo tanti giovani, mi alzai e mi avviai verso la sacrestia in cerca di qualche prete che mi aiutasse.
Passando vidi, con enorme sorpresa, giovani che avevano una corda al collo, che stringeva loro la gola.
"Perché tenete quella corda al collo? - domandai -. Levatevela!".
E non mi rispondevano, ma mi guardavano fissamente.
"Orsù - dissi a uno che mi era vicino - togli quella corda! ".
Non posso levarla; c'è uno dietro che la tiene".
Guardai allora con maggior attenzione e mi parve di veder spuntare dietro le spalle di molti ragazzi due lunghissime corna. 
Mi avvicinai per vedere meglio e, dietro le spalle del ragazzo più vicino, scorsi una brutta bestia con un ceffo orribile, somigliante a un gattone, con lunghe corna, che stringeva quel laccio.Volli chiedere a quel mostro chi fosse e cosa facesse, ma esso abbassò il muso cercando di nasconderlo tra le zampe, rannicchiandosi per non lasciarsi vedere.

Prego allora un giovane di correre in sacrestia a prendere il secchiello dell'acqua santa.

Intanto mi accorgo che ogni giovane ha dietro le spalle un così poco grazioso animale.
Prendo l'aspersorio e domando a uno di quei gattoni: 
"Chi sei?".
L'animale mi guarda minaccioso, allarga la bocca, digrigna i denti e fa l'atto di avventarmisi contro.
"Dimmi subito che cosa fai qui, brutta bestia. Non mi fai paura. Vedi? Con quest'acqua ti lavo per bene, se non rispondi".
Il mostro mi guardò rabbrividendo. Si contorse in modo spaventoso e io scoprii che teneva in mano tre lacci.
"Che cosa significano?".

"Non lo sai? Io, stando qui, con questi tre lacci stringo i giovani perché si confessino male".

"E come? In che maniera?".
"Non te lo voglio dire; tu lo sveli ai giovani".
"Voglio sapere che cosa sono questi tre lacci.
Parla altrimenti ti getto addosso l'acqua benedetta".
"Per pietà, mandami all'inferno, ma non gettarmi addosso quell'acqua".
"In nome di Gesù Cristo, parla dunque!".
Il mostro, torcendosi spaventosamente, rispose:
"II primo nodo col quale stringo questo laccio è per far tacere ai giovani i loro peccati in confessione".
"E il secondo? ".
"Il secondo è di spingerli a confessarsi senza dolore".
"Il terzo?".
"Il terzo non tè lo voglio dire".
"Come? Non me lo vuoi dire? Adesso ti getto addosso quest'acqua be-nedetta".
"No, no! Non parlerò, si mise a urlare, ho già detto troppo".
"E io voglio che tu me lo dica ".
E ripetendo la minaccia, alzai il braccio. Allora uscirono fiamme dai suoi occhi, e poi ancora gocce di sangue. Finalmente disse:
"II terzo è di non fare proponimenti e di non seguire gli avvisi del confessore.


Osserva il profitto che i giovani ricavano dalle confessioni: 
se vuoi conoscere se tengo i giovani allacciati, guarda se si correggono."

"Perché nel tendere i lacci ti nascondi dietro le spalle dei giovani? ".

"Perché non mi vedano e per poterli più facilmente trascinare nel mio regno".

Mentre volevo domandargli altre cose e intimargli di svelarmi in qual modo si potesse render vane le sue arti, tutti gli altri orribili gattoni incominciarono un sordo mormorio, poi ruppero in lamenti e si misero a gridare contro colui che aveva parlato: e fecero una sollevazione generale
Io, vedendo quello scompiglio e pensando che non avrei ricavato più nulla di vantaggioso da quelle bestie, alzai l'aspersorio e gettai l'acqua benedetta da tutte le parti.

Allora, con grandissimo strepito, tutti quei mostri si diedero a precipitosa fuga, chi da una parte e chi dall'altra. A quel rumore mi svegliai».

( dalla posta di D. Eugenio  Salesiano a Trento, che ricava il racconto dalle Memorie Biografiche di D. Bsco: MB IX, 593).

...

E qui ricaviamo un bell'insegnamento datoci da questo sogno di Don Bosco.

Se si vuole dunque far bene la propria Confessione, c'è da seguire questa via indicata da Don Bosco e confermata dalla Chiesa:

Esaminarsi con un umile esame di coscienza,
dire tutti i peccati gravi al Confessore,
pentirsi di ciascuno di essi,
fare un buon proposito di emendarsi, 
eseguire la penitenza data dal Confessore ed ascoltarne i consigli.


La prova che la Confessione fu ben fatta è confermata 
dall'attuare i consigli del confessore ed emendarsi attuando il proponimento fatto...











PREGHIERA A DON BOSCO

O padre e maestro della gioventù,
San Giovanni Bosco,
che hai tanto lavorato per la salvezza dei giovani,
sii nostra guida nel cercare il vero bene della nostra vita
e nel metterci al servizio del prossimo.
Aiutaci a vincere il male, che minaccia la nostra giovinezza,
e a compiere ogni giorno il nostro dovere con onestà e responsabilità.
Insegnaci ad amare Gesù nell’Eucaristia, Maria Ausiliatrice,
e ad essere sempre fedeli alla Chiesa e al Papa,
testimoniando con coerenza la fede cristiana.
E fa che al termine della vita terrena,
possiamo raggiungerti, in Paradiso.
Amen








Un buon insegnamento dalla vita di Don Bosco.

Fare sempre bene la Confessione come se fosse
la prima, 
l'unica 
o quella in punto di morte


DON BOSCO CONFESSA UN RAGAZZO
DOPO AVERLO RICHIAMATO DA MORTE

La confessione spalanca il Paradiso
e salva dalla perdizione eterna

Don Bosco amava immensamente i suoi giovani .
Questo suo amore ai giovani, segno di quello di Gesù Buon Pastore,
traspare in modo speciale da un episodio della sua vita che, pur
conosciuto, non venne divulgato per un sentimento di onore e di
rispetto al giovane interessato e ai suoi familiari.
Si tratta della rianimazione di un quindicenne già morto.

Don Bosco ottenne dal Signore di poter andare a cercarlo quasi alle
porte dell'inferno e, con una confessione fatta bene, introdurlo in
Paradiso.

Anche se abbiamo una relazione molto attendibile della
marchesa Maria Passati De Maistre, che ha dichiarato:
«Ho sentito questo racconto dalla bocca stessa di Don Bosco, e ho
cercato di scriverlo con la massima fedeltà», noi desideriamo riproporlo così come le Memorie Biografiche di Don Bosco, lo presentano.

Su questo episodio ci sono le
numerose testimonianze di Don Rua, di mons. Cagliero, di
Giuseppe Buzzetti, di Pietro Enria, di Don Bonetti, di Don Carino
e di tanti altri salesiani e giovani.
Ecco come ci è stato tramandato.








Lo chiamai per nome: Carlo!

«Un giovanotto sui quindici anni, chiamato Carlo, che era solito
fre-quentare l'Oratorio di san Francesco di Sales, cadde nel 1849
grave-mente ammalato, e in poco tempo si trovò in fin di vita. 
Abitava in una trattoria ed era figlio dell'albergatore. 

Vistolo in pericolo, il medico consigliò i genitori di invitarlo a confessarsi, e questiaddolorati chiesero al figlio quale sacerdote volesse che gli fosse
chiamato. 
Egli mostrò grande desiderio che si andasse a chiamare il
suo confessore ordinario, che era Don Bosco. Si mandò subito a
chiamarlo, ma con grande rincrescimento si ebbe per risposta che era
fuori Torino. Il giovane manifestava un grande accoramento e si chiese
del vice parroco che venne subito. 
Un giorno e mezzo dopo egli moriva domandando spesso di parlare con Don Bosco.
Appena Don Bosco fu di ritorno, gli fu subito detto che erano stati più
volte a cercarlo per quel giovane Carlo, da lui ben conosciuto, che si
trovava in pericolo di morte e aveva chiesto di lui insistentemente.



Egli si affrettò a fare quella visita, caso mai, egli diceva, fosse ancora
in tempo. Giunto là, incontrò per primo un cameriere a cui subito
domandò notizie dell'infermo:

"È venuto troppo tardi - gli rispose -: è morto da una mezza giornata!".

Allora Don Bosco esclamò sorridendo:
"Oh, voi credete che sia morto, ma dorme soltanto!".

Il servo lo guardò stupito e con aria ironica...

In quel mentre gli altri di casa, che erano sopraggiunti a queste sue
parole, scoppiarono in un pianto dirotto, asserendo che purtroppo Carlo
non era più.
 Don Bosco allora:
"Debbo crederlo? Permettete che io vada a vederlo".




E fu subito condotto nella camera mortuaria dove erano la madre e la
zia che pregavano vicino all'estinto.

Il cadavere, rivestito per la sepoltura, era avvolto e cucito, come allora
si usava fare, dentro ad un logoro lenzuolo, e coperto di un velo; vicino
al letto una lucerna accesa.

Don Bosco gli si avvicinò e pensava: 
"Chi sa se avrà fatta bene la sua ultima confessione! Chi sa qual destino avrà incontrato la sua anima!".
E rivoltosi a chi lo aveva introdotto, gli disse: 
"Ritiratevi; lasciatemi solo!".



Fatta quindi una breve, ma fervorosa preghiera,
benedisse, e chiamò due volte il giovane in tono imperativo:
"Carlo, Carlo, alzati!".
 A quella voce il morto cominciò a muoversi.

Don Bosco nascose subito il cero funebre e con un forte strappo di
tutte e due le mani scucì il lenzuolo, perché il giovane restasse libero,
e gli scoperse il volto.
 Quegli, quasi si svegliasse da un sonno profondo, apre gli occhi, li
volge attorno, si alza alquanto e dice: 
"Oh! Come mai mi trovo così?".



Quindi si volta, fissa lo sguardo su Don Bosco, e appena lo riconobbe,
esclamò:

"Oh! Don Bosco! Oh! se sapesse! L'ho sospirato tanto! Io cercavo appunto di Lei... Ho molto bisogno di Lei. È Dio che l'ha mandato... Ha fatto tanto bene venire a svegliarmi!".

E Don Bosco gli rispondeva: 
"Di' pure tutto quello che vuoi; sono qui per te".

E il giovanotto proseguì:
"Oh! Don Bosco; io dovevo essere in luogo di perdizione. L'ultima volta che mi sono confessato, non osai confessare un peccato commesso da qualche settimana. È stato un compagno cattivo con i suoi discorsi...". Sognai di essere sull'orlo di un'immensa fornace. Ho fatto un sogno che mi ha grandemente spaventato. Sognai di essere sull'orlo di un'immensa fornace e di fuggire da molti demoni che mi perseguitavano e volevano prendermi: e già stavano per avventarmisi addosso e precipitarmi in quel fuoco,




quando una signora si frappose tra me e quelle brutte bestie, dicendo:
'Aspettate, non è ancora giudicato!'.
 Dopo alcun tempo d'angoscia udii la sua voce che mi chiamava e mi
sono svegliato; e ora desidero confessarmi".

La madre intanto, spaventata da quello spettacolo e fuori di sé, ad un
cenno di Don Bosco, era uscita colla zia dalla stanza e andava a
chiamare la famiglia.

Il povero figliuolo, incoraggiato a non aver più paura di quei mostri,
incominciò subito la sua confessione con segni di vero pentimento, e
mentre Don Bosco lo assolveva, rientrava la madre colla gente di
casa, che potè così essere testimone del fatto.
Il figlio, rivoltosi allora alla madre le disse:

"Don Bosco mi salva dall'inferno".

Mosaico da un dipinto del Reni Basilica di Loreto

Così stette circa due ore, pienamente padrone della sua mente.
In tutto questo tempo, per quanto egli si muovesse, guardasse,
parlasse, il suo corpo rimase sempre freddo come prima di
risvegliarsi.
Tra le altre cose ripetè a don Bosco di raccomandare
tanto e sempre ai giovani la sincerità in confessione.

Don Bosco infine gli disse:
"Ora sei in grazia di Dio: il cielo è aperto per te. Vuoi andare lassù o rimanere qui con noi?".

"Desidero andare al cielo", rispose il giovane.

"Dunque arrivederci in paradiso!".

E il ragazzo lasciò cadere il capo sul cuscino, chiuse gli occhi,
rimase immobile e si riaddormentò nel Signore»



( dalla posta di D. Eugenio,  Salesiano a Trento; egli ricava il racconto dalle Memorie Biografiche di D. Bsco: MB III, 495; VIII, 93; XV, 5 72).

****

Riflettendo su questo racconto

Da questa esperienza di Don Bosco è facile trarre
l'insegnamento che una confessione fatta bene ci
spalanca il Paradiso e ci salva dalla perdizione eterna.
È dunque un sacramento da vivere bene.

Don Bosco sappiamo che proponeva mensilmente ai suoi giovani un
ritiro spirituale chiamato «esercizio della buona morte», durante il
quale li invitava a curare particolarmente la confessione come fosse
l'ultima della loro vita. Questo esercizio non era per loro motivo di spavento o di tristezza, ma uno stimolo a vivere in pienezza la loro adolescenza.

*** 
Tra i fioretti salesiani che si raccontano è ricordato un ragazzo che,
durante i bombardamenti nell'ultima guerra, si era rifugiato con i suoi
compagni sotto la Basilica di Maria Ausiliatrice
e si era avvicinato ad un sacerdote per confessarsi. Il sacerdote,
riconoscendolo, gli disse:
 «Ma ti sei già confessato questa mattina».
«È vero ma non sapevo di dover morire!»…

Ricordiamocelo anche noi ad ogni nostra confessione:
farla bene come se fosse l'ultima della nostra vita.



Ringraziando D. Eugenio del cui scritto mi son  servito.