martedì 27 novembre 2012

Orientamento vocazionale


IL FORMATORE
(De Pieri, op. cit., pp.96-99).


Tratti della sua personalita'.

- equilibrio psicologico
- semplice
- libero da compromessi
- vive quello che dice ed apprezza
- mantiene il dislivello educativo: occorrono infatti distacco e distanziamento rispetto alla persona, al giudizio su di lei ed alle scelte che la persona deve fare con liberta'.

Il compito del formartore vocazionale.
Facilita la scoperta della chiamata e sostiene nel cammino di maturazione.
Si propone cinque obiettivi
- Cogliere gli interrogativi delle persone.
- garantire dei percorsi.
- Seguirne gli sviluppi.
- Facilitare le prese di responsabilita'.
- Facilitare la decisione.

Per fare cio', deve essere:
1- Capace di grande umanita' e di empatia, ma non sostiutirsi alla persona che va formata partendo dal suo punto di vista. " Piu' che formare la persona, deve essere in grado di facilitare la formazione che la persona stessa compie all'interno di se' "(De Pieri).
2- "Aiuta la persona a prendere chiara coscienza delle risorse che esistono in lei, delle carenze che la condizionano, dei bisogni, dei valori, delle motivazioni, dei limiti e aiuta ad accogliere e a superare gli insuccessi". Si occupa quindi dello sviluppo integrale della persona.
Fa attenzione che il giovane non dipenda, ma esprima le sue scelte attraverso la presa di coscienza delle motivazioni e delle decisioni da compiersi con liberta'.
3- Rispetta le attese e i modi propri della crescita. " Fino a quando un adolescente ed un giovane non si sentono accettati e compresi, anche nei tratti negativi e nelle incertezze, senza venir giudicati, finiscono con il prendere decisioni reattive e difensive".

4-  Aiutare  ad esprimersi liberamente ed a capire le proprie lacune per migliorarasi concretamente con responsabile autonomia. Per questo il formatore deve ascoltare attentamente e dar modo di rispondere a se stessi, aiutare ad aiutarsi!




L'educatore vocazionale di fronte a varie categorie di persone. 

...e gli adolescenti
In questo caso deve tener presente che
- La vocazione e' un'emozione privilegiata, un impulso interiore, che appare come una chiamata.
- Essa e' osteggiata dal consumismo, dal libertinismo e dal scientismo.
- Bisogna orientare dando significati e o presentando valori che aumentano la liberta' e la responsabilita', il dono di se'.
- Deve essere piu' un testimone che un maestro.

Le aree di crescita da sviluppare:
* Autonomia ed indipendenza (dai genitori).
* Capacita' di critica.
* Maturazione psico-sessuale.
* Le prime ipotesi circa la vocazione personale.
* L'appartenenza a gruppi significativi (inserimento sociale).
* Formazione della coscienza morale.
* Acquisizione di un sistema di valori.
* Rielaborare il vissuto religioso in vista di una valida religiosita'.

Tenendo presente che l'adolescente costruisce la propria identita' maggiormente in linea esperienziale-relazionale, riferendosi a modelli ed ai propri coetanei, consideri in lui segni di vocabilita' specifica i seguenti:
. Contestazione del consumismo
. Attitudine alla ricerca critica
. Sincerita' e trasparenza
. Disponibilita' ad un percorso spirituale
. Sincera socialita' disinteressata
. Dedizione generosa
. Capacita' di ripresa
. Dialogo con una guida spirituale
. Predisposizione a vivere in gruppi o comunita'
. Entusiasmo e passione per gli ideali di una vocazione.


.... e il giovane
(De Pieri, op. cit. pp. 110- 115).
Il giovane ha maggiormente il senso del reale a confronto dell'adolescente. Ridimensiona le tensioni adolescenziali con l'adulto. Cerca con meggior cura il senso dell'esistenza.

Il periodo della giovinezza si e' attualmente dilatato o si e' ritardato il suo inizio. Mentre dagli anni 1930 agli anni 1968 i giovani possedevano come obiettivo in generale quello di integrarsi nella societa', dagli anni 1968 agli anni 1980 l'obiettivo era quello di cambiarla, dagli anni 1980 agli anni 1990 quello di consumare e star economicamente bene; ma dagli anni 1990 in poi  si e' ingenerata una seria crisi di valori morali accompagnata da difficolta' di maturazione affettiva che comporta senso di smarrimento, perdita di dignita', confusione, fragilita'...
Nelle generazioni giovanili recenti appare cioe' una ricerca di relazionarsi agli altri, di prassi immediata,  e per questo i giovani attualmente presentano una identita' debole, ma non priva di slanci e di ricuperi promettenti, di apertura al volontariato, di ricerca del senso della vita e dei valori sociali ; si lamenta tuttavia tra essi forme di dipendenza, di imitazione e di conformismo eccessive, ricerche esasperate di gratificazioni nella coppia, orizzonti consumistici, attaccamento a valori temporanei della moda o della cultura, senso di incertezza ed inquietudine. Esternamente sembrano fieri e contenti, "dentro" rivelano un atteggiamento di dubbio e di paura e ansia, rifuggendo dall'impegnarsi in un progetto di se' stessi per il futuro.
Non manca il disimpegno sociale e la disaffezione al lavoro. Rivelano ancora un pensiero problematico, caratterizzato da molte incertezze per un futuro che a loro appare inquieto, incerto. La partecipazione al pruppo e' vista come un sostegno, una protezione, un riconoscimento alla propria persona. La religiosita' e' vissuta talora come consumo emozionale di esperienze fino al fanatismo al settarismo. E' una situazione di passaggio pero', di crisi, che dovrebbe sfociare in una soluzione positiva.

Nasce allora qui il problema per ogni formatore...:
- Come aiutare il giovane a passare e a valicare questo suo periodo di transizione? per non vivere alla giornata nell'annebbiamento della coscienza e degli ideali?...

E' opportuno e valido questo percorso:
1- Sfruttare il positivo dei contatti inter-relazionali, pur non assolutizzandoli o fermandosi in essi.
2- Proporre condizioni, itinerari e mezzi che favoriscano la presa di coscienza della propria identita' e vocazione.
3- Dare motivazioni a corto raggio che aprano al dono di se'.
4- Aiutarli a riscoprire la bellezza delle piccole cose che vivono gia' e che hanno il valore della gratuita' e della tenerezza e solidarieta', amore, rispetto, amicizia e lealta', coerenza. Porli nel loro terreno che porta a scelte, decisioni, proprie della loro stagione e opera apertura fino alla scelta vocazionale.


UN APPORTO DI FORMAZIONE
MOLTO VALIDO PER OGNI ETA'


L'Educazione secondo lo stile di Don Bosco.

L'educazione secondo lo stile di Don Bosco, propria del sistema educativo salesiano chiamato Sistema preventivo, avvia all'autonomia della persona ed e' eminentemente promozionale della scelta vocazionale.
In rapporto  e tenendo conto delle diverse eta' della vita, essa mette in primo piano il protagonismo giovanile. Fa crescere i giovani con la capacita' di esprimere delle scelte. Sollecita' cosi' la personalita' tempestivamente e favorisce in questo modo la maturita' umana, la consistenza psicologica, il senso critico, l'autonomia e la responsabilita'. I giovani si sentono amati anche perche' si sentono utili e riconosciuti personalmente. Attuandosi dall'educatore l'amare educando e il riamare dall'educando, si fa dell'educazione e della formazione" una cosa di cuore". Ci si fida cioe' dell'opera di Dio Padre che ha cura dei suoi figli e li ama e che, essendo il Custode dei cuori, rende l'educazione feconda di frutti. 
Infatti, insegna Don Bosco, " L'educazione e' cosa di cuore e Dio solo ne e' il Padrone, e noi non riusciremo a cosa alcuna, se Dio non ce ne insegna l'arte e non ce ne da' in mano la chiave".