lunedì 12 dicembre 2016

Maturita'

Esempi di Papa Francesco


Sono esempi che rimandano alla formazione umana che tutti noi dovremmo curare nella sua pienezza.





Dal monastero dei Carmelitani scalzi di Snagov Bucarest


(da Vatican Va: ALLA COMUNITÀ DEL PONTIFICIO SEMINARIO REGIONALE PUGLIESE “PIO XI”)

1
Quando io, come maestro dei novizi e anche come superiore provinciale, avevo qualche problema con qualcuno, lo mandavo a parlare con suor Bernadetta.
 E lei, due “schiaffi spirituali”, e la cosa si sistemava. Quella saggezza delle donne di Dio, delle mamme. E’ una grazia crescere nella vocazione sacerdotale avendo vicino queste donne, queste mamme, che sanno dire le cose che il Signore vuole che siano dette. Lei poi è stata trasferita a Roma, e io sempre quando venivo la andavo a trovare. Ricordo che l’ultima volta che l’ho vista le ho telefonato, e lei: “Prima di andarsene, venga un’altra volta” – “Ma perché?” – “Voglio che mi dia la santa Unzione [degli infermi], perché non ci vedremo più”. Quel senso della donna, 85 anni già… 

E un giorno di Tutti i Santi le ho dato l’Unzione dei malati e lei 
se n’è andata a metà dicembre.

Questo lo voglio dire per rendere omaggio a questa donna e a tante come lei, che consacrano la vita al Signore e sono vicine all’apostolato dei preti, sono vicine alla formazione dei preti nei seminari; hanno quella saggezza, quella saggezza delle mamme; sanno dire quello che il Signore vuole che sia detto. 
E per me è un dovere fare il nome di Suor Bernadetta oggi. 
E ringrazio la vostra terra per averci dato una donna così.





(da Vatican Va: ALLA COMUNITÀ DEL PONTIFICIO SEMINARIO REGIONALE PUGLIESE “PIO XI”)
2

Padri che ricevono la paternità degli altri e la danno ad altri. 
E’ bello essere sacerdote così. 
Una volta ho trovato un parroco di un paese piccolo, un bravo parroco: 
“Tu cosa fai?” 
 “Io conosco il nome di ognuno dei miei parrocchiani, della gente” 
 “Dimmi, ogni persona?” 
“Tutti! Anche il nome dei cani!”. 

Era vicino alla gente.





a Snagov





3                       da Zenit 16 dic.2016.

All'Ospedale Gesù Bambino


il Papa ha ricordato la sua operazione a 21 anni per una grave polmonite. “Non si sapeva cosa fosse, pensavano fosse un’influenza, poi tanta febbre… Mi hanno portato in ospedale e subito mi hanno tolto tanto liquido dal polmone. Il dottore ha detto: ‘Gli dia un milione (per fare un esempio) di penicillina e 500mila grammi di streptomicina’. E se n’è andato. E la suora che era infermiera ha detto: ‘No, 3 milioni e 1milione. Perché aveva il fiuto della malattia”.
“Io non sparlo contro i medici, sono bravi eh!”, ha aggiunto Francesco con ironia, ma “voi ( Infermiere )avete il fiuto della malattia.




Papa Francesco - da facebook




4

Da retesicomoro 17 dicembre 2016

Messa e telefonino…
Dice Papa Francesco all’intervistatore belga:
- Mi fa ricordare quel sacerdote che avevo a Buenos Aires – che continua a celebrare la Messa e a lavorare, e ha 92 anni! –, e all’inizio della Messa dà sempre alcuni avvisi. È molto energico, 92 anni, predica molto bene, la gente lo va ad ascoltare…:
“Per favore, spegnete il telefonino”…
E durante la Messa, cominciava l’Offertorio, si sente un telefono…
Si fermò e disse: “Per favore, spengete il telefono cellulare”.
E il chierichetto, che stava accanto a lui, gli disse:
 “Padre, è il suo”.
…E lui lo tirò fuori e disse: “Pronto!” …

Da Intervista a Papa Francesco da parte del settimanale cattolico belga Tertio (7 dicembre 2016) in Retesicomoro venerdi’ 16 dicembre 2016.





Angelus 26 dicembre

Testimoni di Cristo.

 Ieri, giorno di Natale, i cristiani perseguitati nell’Iraq hanno celebrato il Natale nella loro cattedrale distrutta: è un esempio di fedeltà al Vangelo. Nonostante le prove e i pericoli, essi testimoniano con coraggio la loro appartenenza a Cristo e vivono il Vangelo impegnandosi a favore degli ultimi, dei più trascurati, facendo del bene a tutti senza distinzione; testimoniano così la carità nella verità.
( da Vatican.va)




lunedì 28 novembre 2016

Auguri di un buon Natale









Dal libro del profeta Isaìa/ 11, 1-10.
In quel giorno,
un germoglio spunterà dal tronco di Iesse,
un virgulto germoglierà dalle sue radici.
Su di lui si poserà lo spirito del Signore,
spirito di sapienza e d’intelligenza,
spirito di consiglio e di fortezza,
spirito di conoscenza e di timore del Signore.
Si compiacerà del timore del Signore.
Non giudicherà secondo le apparenze
e non prenderà decisioni per sentito dire;
ma giudicherà con giustizia i miseri
e prenderà decisioni eque per gli umili della terra.
Percuoterà il violento con la verga della sua bocca,
con il soffio delle sue labbra ucciderà l’empio.
La giustizia sarà fascia dei suoi lombi
e la fedeltà cintura dei suoi fianchi.
Il lupo dimorerà insieme con l’agnello;
il leopardo si sdraierà accanto al capretto;
il vitello e il leoncello pascoleranno insieme
e un piccolo fanciullo li guiderà.
La mucca e l’orsa pascoleranno insieme;
i loro piccoli si sdraieranno insieme.
Il leone si ciberà di paglia, come il bue.
Il lattante si trastullerà sulla buca della vipera;
il bambino metterà la mano nel covo del serpente velenoso.
Non agiranno più iniquamente né saccheggeranno
in tutto il mio santo monte,
perché la conoscenza del Signore riempirà la terra
come le acque ricoprono il mare.
In quel giorno avverrà
che la radice di Iesse sarà un vessillo per i popoli.
Le nazioni la cercheranno con ansia.
La sua dimora sarà gloriosa.


Noi… farsi piccoli, accantonando per un momento tutta la nostra scienza ed esperienza di vita, per metterci all’ascolto del Signore, e vivere la sua parola.
Gesu’ e’ venuto, Gesu’ viene, … E’ nato Gesu’.


BUON NATALE! CRĂCIUN FERICIT!

venerdì 18 novembre 2016

Poesie

Baldanza


Ecco un pensiero,
tenue compagno
al torcersi le mani,
la sera:

"Ieri come ieri
oggi come oggi,
ma ne' ieri,
ne' oggi
come domani"

Resta il ricordo
dei fatti di ieri,
e la vicenda
di oggi.

Sono speranze
per il domani...
Accettando il passato
e il presente portando,
si vive.

Ma la speranza
mi resta, 
forte e sincera,
profonda baldanza
nell'ora di sera.
...E presto sara' giorno.





E' lunedi'






Lieto e' il gioco
senza una pena;
gentile il volto
forte la lena.

Ecco una biglia
e' tra le dita,
ma pur di polvere
spesso condita.

Forte si fa il gioco,
e' festa l'insieme,
che sempre ripiglia
mentre si "scicca"
la tonda biglia.

Ecco un sorriso!
e un complimento,
un buon saluto
si ricomincia,
e' lunedi'.



Gorgheggio


Minuta calandra
in volo azzurro
lieta e' di strilli,
sola e' nell'aria.
Discende rapida
nel vivido specchio
dell'acqua brillante
di chiari riflessi.
E' il mezzodi'


D'incanto s'innalza
solenne un gorgheggio:
si leva d'intorno,
e subito tace,
morendo poi li'.
Si sveglia di nuovo,
vigoroso ed alto
in mille rimbombi,
che rimbalzano
ebbri ovunque.
...
Si spengono quindi,
come un sogno infranto
d'un tratto, cosi'...



domenica 30 ottobre 2016

Bettinzoli Mario -Figure esemplari


Exallievo salesiano.
Esempio di morte cristiana e di fede in Dio.
Dio e' misericordioso.


BETTINZOLI Mario
(cfr.: Silvano Gianduzzo, Exallievi Don Bosco. 120 profili biografici).



Martire della Resistenza col crocifisso e la reliquia di don Bosco in mano.

Partigiano (1921-1944) - Nasce a Brescia il 21 novembre 1921 e viene educato in una famiglia di profonda fede cristiana. Un fratello diventerà salesiano sacerdote e per quattordici anni sarà parroco del rione cittadino che in seguito assumerà il nome di "Quartiere don Bosco".
Mario frequenta assiduamente l'oratorio salesiano ed è delegato degli aspiranti di Azione Cattolica. Si prepara alla vita ottenendo il diploma di perito industriale.

Chiamato alle armi nel dicembre 1941, frequenta il corso allievi ufficiali a Nocera Inferiore, in provincia di Salerno, e ottiene il grado di sottotenente di complemento dell'Arti-glieria.





Assegnato alla caserma della Cecchignola, a Roma, dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943 combatte contro i Tedeschi per la difesa della capitale. Catturato, è rinchiuso nella sua stessa caserma. Accusato di resistenza armata, è condannato a morte. Tuttavia il 15 settembre riesce a fuggire e raggiunge, in modo avventuroso, Brescia.
Giunto nella città natale, invece di precipitarsi a casa, passa dai Salesiani e rimane sino a tarda notte con gli amici, che erano riuniti nel piccolo teatro dell'oratorio a preparare una recita.





Nell'ottobre 1943 si rifugia in Val Sabbia, dove organizza la resistenza nel Bresciano assieme a Giacomo Perlasca.


Adriano Grossi - questo il suo nome di copertura -divenuto vicecomandante del battaglione Fiamme Verdi (da lui stesso fondato) e comandante della 3a Compagnia, si incarica principalmente di programmare e allestire i campi di lancio.

Il 18 gennaio 1944 si reca a Brescia in compagnia del diretto superiore Perlasca, allo scopo di fare rapporto al Comando provinciale partigiano. Sorpresi dalla polizia federale fascista, i due sono arrestati e consegnati alle autorità germaniche. Interrogati e torturati per tre giorni nella Caserma "Arsenale", il 21 gennaio sono trasferiti nelle carceri cittadine. Dopo quasi un mese di detenzione, il tribunale militare tedesco li processa e li condanna a morte quali organizzatori di bande armate.
Entrambi scrivono una lettera d'addio. Esse entrano a fare parte del patrimonio della Resistenza e restano tra le più pure, le più distaccate dalla terra.
 La lettera di Mario Bettinzoli, redatta il 23 febbraio 1944, è indirizzata a tutti i familiari:




 « Miei carissimi genitori, fratello, sorelle, nonna, zii, zie e cugini. Il Signore ha deciso, con i suoi imperscrutabili disegni, che io mi staccassi da tutti voi, quando avrei potuto essere di aiuto alla famiglia. Sia fatta la Sua Volontà. Non disperatevi, pregate piuttosto per me affinché Lo raggiunga presto, e per voi affinché possiate sopportare il distacco. Tutta la vita è una prova, io sono giunto alla fine; ora ci sarà l'esame, purtroppo ho fatto poco di buono, ma almeno muoio cristianamente e questo deve essere per voi un gran conforto. Vi chiedo scusa se mi sono messo sulla pericolosa via che mi ha portato alla morte senza chiedervi il consenso, ma spero mi perdonerete, come il Signore mi ha perdonato pochi minuti fa per mezzo del suo Ministro. Domattina prima della esecuzione della condanna farò la santa Comunione e poi...Ricordatemi ai rev. Salesiani e ai giovani di A.C. affinché preghino per me. Ancora vi esorto a rassegnarvi alla volontà di Dio; che il pensiero della mia morte preceduta dai Santi Sacramenti vi sia di conforto per sempre. Immagino già le lacrime di tutti quando leggerete questa mia; fate invece che dalle vostre labbra, anziché singhiozzi, escano preghiere che mi daranno la salute eterna. Del resto io dall'alto pregherò per voi.Ora, carissimi, vi saluto tutti per l'ultima volta, vi abbraccio con affetto filiale e fraterno: questo abbraccio spirituale è superiore alla morte e ci unisce tutti nel Signore. Pregate! Vostro per sempre, Mario ».





Il giorno seguente, verso le 8 del mattino, Perlasca e Bettinzoli sono fatti salire su un camion e portati a quella che oggi si chiama Caserma "Ottaviani". Vorrebbero togliersi il cappotto per lasciarlo ai poveri. Bettinzoli, sapendo che Perlasca era febbricitante, lo esorta a tenerlo per non tremare di freddo e per non dare ai loro carnefici l'impressione di avere paura di morire. I due recitano ancora una preghiera, assistiti dal cappellano, mentre si schierano i dodici militi che compongono il plotone di esecuzione. Bettinzoli stringe in mano una reliquia di don Bosco e un piccolo Crocifisso. Il cappellano, dopo l'ultima assoluzione, gli chiede il crocifisso e la reliquia che tiene stretti nelle mani: «No, dopo - risponde -e li consegnerà alla mia famiglia».


La sentenza è eseguita mediante fucilazione, alle ore 8,27 del 24 febbraio 1944, presso la caserma del 30° Reggimento di Artiglieria di Brescia.





Alla memoria di Mario Bettinzoli è stata conferita la medaglia di bronzo al Valor Militare. La città di Brescia ha voluto additarne l'esempio alle generazioni future dedicandogli la Scuola Media del quartiere in cui risiedeva.



 Anche varie squadre sportive dell'oratorio salesiano portano il suo nome.



martedì 11 ottobre 2016

Ventesimo della presenza dei Salesiani in Romania (Costanta 30 settembre- 2 ottobre 2016).



Da Don Bosco .ro


PRIMA dei SALESIANI,
DON BOSCO!



























Le celebrazioni del 20° anniversario della presenza dei salesiani in Romania e Moldavia, non possono non tener conto, a onor del vero, dell'opera eroica di alcuni salesiani venuti in queste terre qualche decennio prima, nei tempi duri del comunismo: presenze che hanno lasciato un segno vivissimo...


IN ROMANIA DALL’UNGHERIA
1943,
DJ. Antal chiede al Rettor Maggiore di poter mandare eccezionalmente qualche salesiano a Nagybànya (oggi Baia Mare), in Transilvania. Furono designati D. Jànos Beliczay e D. Emerico (Imre) Halasi. Nel 1945 si inaugurava la cappella che fu subito trasformata in parrocchia per sottrarla alla confisca comunista. Seguirono momenti davvero difficili: tanto sotto l'influenza nazista quanto sovietica. Quando il regime comunista vietò qualsiasi insegnamento religioso e ogni lavoro pastorale, l'ultimo salesiano, D. Halasi, si vide costretto a lasciare tutto. Era il 1952.

NELLA REPUBBLICA MOLDOVA
Il Comunismo instauratosi nella Repubblica di Moldova dopo la seconda guerra mondiale e sostenuto dal  potere sovietico, comincio’ a fare pressione sui cattolici in modo sempre piu’ aspro, fino alla collettivizzazione forzata e alle deportazioni di massa in Siberia. Furono distrutti o confiscati quasi tutti i luoghi di culto; unica parrocchia riconosciuta ufficialmente dallo Stato sovietico era la parrocchia „Providenţa Divină" di Chişinău. Qui il salesiano don Bronislaw Chodanionek, proveniente dall'ispettoria di Varsavia, per ben 24 anni è stato l'unico sacerdote per l'intera Moldavia! Si può ben affermare che grazie al suo lavoro, sofferto e nascosto, si è salvata la fede e la chiesa cattolica in questa nazione. Ora egli riposa nel cimitero della città.

..e  DON BOSCO in ROMANIA…
L’ammirazione e la devozione per don Bosco, visto specialmente come prete appassionato per la salvezza delle anime e intraprendente esempio di azione pastorale, si era diffusa ampiamente nei seminari e tra molti sacerdoti: alcuni lo hanno scelto come patrono personale... Anche in molte chiese, tra le immagini dei santi più amati, spesso si incontrava la figura di san Giovanni Bosco (talvolta con san Domenico Savio, presentato a modello di santità per i ragazzi!).

DESIDERO FARMI SALESIANO...
In questo contesto davvero bello e fertile, prende avvio l'avventura di un giovane, Venceslau Grosu, che avverte la chiamata a seguire don Bosco e a diventare Salesiano. Nel 1995 decide di scrivere una lettera al Rettor Maggiore della Congregazione Salesiana, nella quale manifesta questa intenzione... e chiede consiglio sul da farsi.


La richiesta di questo giovane mette in moto una serie di azioni che sfociano nella decisione del Rettor Maggiore e del suo Consiglio di aprire una nuova frontiera per i figli di Don Bosco nell'Europa dell'Est. 
Si affida all'lspettoria Veneta San Marco il compito non facile di reperire il personale salesiano, studiare la fattibilità, trovare le risorse ... Don Alberto Trevisan, don Aldo Bort e don Gianni Filippin si impegnano immediatamente per intessere contatti con la Chiesa locale e il territorio, per realizzare quanto, allora, era solo un sogno. 

Finalmente, il 24 ottobre 1996 fanno la loro entrata ufficiale in Romania (a Constanţa) i primi 2 salesiani designati per quest'opera: don Sergio Bergamin e don Sergio Dall'Antonia.
Sorgera' la casa di Costanta sul Mar Nero...
 Ora ... lasciamo spazio alle immagini che dicono da sole la "bellezza" di quella storia, di quei giorni… e dei nostri giorni...


venerdì 23 settembre 2016

Poesie.

A casa...


Quando interrogo 
il viaggiatore:
" Dove vai tu?..."
" ...A casa, a casa"
egli risponde..
Ma se io ascolto
il mio cuore,
esso sospira
e cosi'dice:
"Si', solo a me
questo e' dato
di non tornare".
" Or la mia casa
la' e' ormai 
dove si vive!
in profuganza!"


sabato 2 luglio 2016

Poesie



Tema in classe




C'e' una persona
nella mia vita
che non ha scritto
con la matita,
ma una traccia
ella lascio'.


In giorni lontani
l'ho incontrata,
in giorni vicini 
l'ho valutata,
suscita gioia
la sua bonta'.



Questo era un tema
circa la vita
d'uno scolaro:
quasi partita,
gioco d'azzardo
che si gioco'.


Dopo l'astrusa
aspra fatica,
quando la testa
ha tra le dita,
nasce un pensiero,
che chiaro si fa:



"...quella persona
che ho conosciuta,
serbo in memoria
non piu' perduta,
dolce memoria,
che sempre sara'."



...e' mio papa'...!




Il Sacro Cuore ci invita


E un bella lettera di Don ferdinando Colombo.
Puoi anche leggerla,...tutta, ...in parte,... qualche frase... Ti fara' bene!




Cara amica, caro amico,

In questo Anno santo della Misericordia continuiamo la meditazione sull'Amore misericordioso di Dio per noi: nel mese di giugno avevamo indicato la sua icona nel Costato di Cristo squarciato dal soldato; ora nel mese di luglio ecco la nuova icona: il Sangue di Cristo.

Dal Vangelo di Giovanni  19, 34-35
«I soldati poi si avvicinarono a Gesù e videro che era già morto. Allora non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati gli trafisse il fianco con la lancia. Subito dalla ferita usci sangue con acqua. Colui che ha visto ne è testimone, e la sua testimonianza è vera. Egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate».

San Giovanni Crisostomo:
«Vuoi conoscere la forza del sangue di Cristo? Considera da dove cominciò a scorrere e da quale sorgente scaturì. Fu versato sulla croce e sgorgò dalcostato del Signore. Un soldato gli aprì con un colpo di lancia il costato: ne uscì acqua e sangue. L'una simbolo del Battesimo, l'altro dell'Eucaristia. Il soldato aprì il costato: dischiuse il tempio sacro, dove ho scoperto un tesoro e dove ho la gioia di trovare splendide ricchezze.
Ora la Chiesa è nata da questi due sacramenti, da questo bagno di rigenerazione e di rinnovamento nello Spirito Santo per mezzo del Battesimo e dell'Eucaristia.
E i simboli del Battesimo e dell'Eucaristia sono usciti dal costato. Quindi è dal suo costato che Cristo ha formato la Chiesa, come dal costato di Adamo fu formata Eva.
Vedete in che modo Cristo unì a sé la sua Sposa, vedete con quale cibo ci nutre.
Per il suo sangue nasciamo, con il suo sangue alimentiamo la nostra vita. Come la donna nutre il figlio col proprio latte, così il Cristo nutre costantemente col suo sangue coloro che ha rigenerato».

Il peccato e la Misericordia
La lancia che trafigge il cuore, è l'immagine di coloro che feriscono l'amore del Salvatore, sia con la loro indifferenza, com'era il caso del soldato, sia con la loro ostilità, con il loro peccato.
Ma la risposta del Padre non è il castigo o la vendetta, bensì "un di più d'amore", la partecipazione alla sua vita divina, che ci trasforma in figli perdonati.
L’apertura del costato, con lo sgorgare di sangue e acqua, è dunque il segno di un amore che non ha tenuto nulla per sé e che ha donato tutto.
«La divina misericordia è un amore più potente del peccato, più forte della morte. Quando ci accorgiamo che l’amore che Dio ha per noi non si arresta di fronte al nostro peccato, non indietreggia dinanzi alle nostre offese, ma si fa ancora più premuroso e generoso; quando ci rendiamo conto che questo amore è giunto fino a causare la passione e la morte del Verbo fatto carne, il quale ha accettato di redimerci pagando col suo sangue, allora prorompiamo nel riconoscimento: "Sì, il Signore è ricco di misericordia", e diciamo perfino: Il Signore è misericordia» (San Giovanni Paolo II,Riconciliazione e penitenza, n. 22).

Il sangue di Cristo nell'Eucaristia
Nell'eucaristia il sangue di Cristo assume tutto il suo significato di sangue fisico, corporale, e tutto il suo valore simbolico di mistero della salvezza, per cui il simbolo coincide con la realtàQuando Gesù ha annunciato per la prima volta l'Eucaristia, ha insistito sulla realtà del sangue offerto in bevanda, come sulla realtà della carne offerta in cibo. In verità, in verità vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita... Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda (Gv 6, 53. 55).
Non è più il sangue nel suo stato terrestre, come è stato versato al momento del sacrificio della croce. Il vero corpo e sangue di Cristo è quello che appartiene al suo corpo glorioso nello stato celeste e che ci è reso presente nell'Eucaristia pieno di una ricchezza spirituale che comunica gioia profonda e slancio dinamico verso la testimonianza e l'attività apostolica.

Preghiamo (Rm 8, 35-39)
«Chi ci separerà dall'amore di Cristo?
Sarà forse il dolore o l'angoscia? La persecuzione o la fame o la miseria?
I pericoli o la morte violenta?
Ma in tutte queste cose noi otteniamo la più completa vittoria, grazie a colui che ci ha amati.
Io sono sicuro che né morte né vita, né angeli né altre autorità o potenza celeste, né il presente né l'avvenire, né forze del cielo né forze della terra, niente e nessuno ci potrà strappare da quell'amore che Dio ci ha rivelato in Cristo Gesù, nostro Signore».
                                 Don Ferdinando Colombo



domenica 19 giugno 2016

Tre uomini


La via di salvezza…

Tre uomini incontrano la tigre nella foresta.
Ed ecco...
Sono circondati dagli alberi. E la tigre e' la', a pochi metri da loro.

Uno grida: " Siamo perduti! La tigre sicuramente ci uccidera'!"

L'altro suggerisce:" Fratelli, preghiamo! Dio nella sua misericordia ci salvera'!"

Il terzo grida: " Qui ci sono molti alberi. Abbiamo fiducia nel Signore, ma affrettiamoci a salire su un albero alto!. La tigre non ci raggiungera'!"

In questa favoletta risuonano le parole di Gesu':

" Non chi mi dice : - Signore , Signore, ma chi fa la volonta' del Padre mio si salvera'!"

Mt 7, 21-23.



sabato 11 giugno 2016

Peccato e salvezza


Peccato e salvezza.



Dio ha amato noi e ha mandato il suo Figlio
come vittima di espiazione per i nostri peccati.

VANGELO (Lc 7,36-8,3)
Sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato.
+ Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, uno dei farisei invitò Gesù a mangiare da lui. Egli entrò nella casa del fariseo e si mise a tavola. Ed ecco, una donna, una peccatrice di quella città, saputo che si trovava nella casa del fariseo, portò un vaso di profumo; stando dietro, presso i piedi di lui, piangendo, cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di profumo.
Vedendo questo, il fariseo che l’aveva invitato disse tra sé: «Se costui fosse un profeta, saprebbe chi è, e di quale genere è la donna che lo tocca: è una peccatrice!».
Gesù allora gli disse: «Simone, ho da dirti qualcosa». Ed egli rispose: «Di’ pure, maestro». «Un creditore aveva due debitori: uno gli doveva cinquecento denari, l’altro cinquanta. Non avendo essi di che restituire, condonò il debito a tutti e due. Chi di loro dunque lo amerà di più?». Simone rispose: «Suppongo sia colui al quale ha condonato di più». Gli disse Gesù: «Hai giudicato bene».
E, volgendosi verso la donna, disse a Simone: «Vedi questa donna? Sono entrato in casa tua e tu non mi hai dato l’acqua per i piedi; lei invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli. Tu non mi hai dato un bacio; lei invece, da quando sono entrato, non ha cessato di baciarmi i piedi. Tu non hai unto con olio il mio capo; lei invece mi ha cosparso i piedi di profumo. Per questo io ti dico: sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato. Invece colui al quale si perdona poco, ama poco».
Poi disse a lei: «I tuoi peccati sono perdonati». Allora i commensali cominciarono a dire tra sé: «Chi è costui che perdona anche i peccati?». Ma egli disse alla donna: «La tua fede ti ha salvata; va’ in pace!».
In seguito egli se ne andava per città e villaggi, predicando e annunciando la buona notizia del regno di Dio. C’erano con lui i Dodici e alcune donne che erano state guarite da spiriti cattivi e da infermità: Maria, chiamata Maddalena, dalla quale erano usciti sette demòni; Giovanna, moglie di Cuza, amministratore di Erode; Susanna e molte altre, che li servivano con i loro beni.

...

Qui sono messe in luce due dimensioni della salvezza:
 la libertà con cui si esprime l' amore 
e la liberazione che l'amore realizza.



1.         L'amore si esprime con libertà. La peccatrice entra in silenzio nella casa e, senza badare al senso di disprezzo e alle occhiate di fuoco dei presenti, scivola fino ai piedi di Gesù. Si inginocchia, versa olio profumato sui piedi del Maestro, poi, vinta dall'emozione, dà in un piatto dirotto.


2.         L’amore realizza la liberazione. Nell'antichità la prostituta era come una schiava: socialmente non esisteva. Gesù le dice: "i tuoi peccati ti sono perdonati", "La tua fede ti ha salvata; va' in pace". La libera dai legami del peccato e la rimanda in mezzo alla gente con tutta la dignità della sua persona.


Il fatto ci da’ questi insegnamenti:

1-    La peccatrice non osserva le regole del galateo, ma si precipita a dare una risposta all’amore di Dio in cui crede. 
La fede non e’ rigida osservanza delle regole divine, ma risposta all’amore di Dio.
Nel Cristianesimo il cuore e’ l’amore; ama: hai fatto tutto! Ma il cuore pulsante e’ la Misericordia che ama perdonando e amando perdona.

Ognuno di noi ha dentro di se’ un bisogno, quello di amare, di essere amato e di dare amore.Chi non riceve e da’ amore diviene cinico, avido e infelice.

2-    Gesu’ che guarda al cuore della donna, la riceve, l’accoglie, la perdona, le rida’ liberta’ e dignita’ inviandola in pace tra le gente . Qui si rivela che l’asse portante del rapporto nostro con Dio non e’ l’essere piu’ o meno peccatori, ma l’amore ricevuto a cui diamo risposta: ricevere il suo Amore e restituire l’ amore che e’ entrato nel nostro cuore e l’ha cambiato; questo amore ci pone in contatto diretto con Dio. E Dio sembra assetato di questo amore. E’ un amore che amando in modo divino non fa piu’ peccati.

Questo ci diviene un invito ad essere persone liberate dall’amore di Dio e volenterose a rispondere all’amore misericordioso di Dio con l’amore che amando ringrazia e che si pone in cammino, compiendo le opere dell’amore.

 Maria Santissima e’ la piena di Grazia, la ricolma di questo amore. Chiediamole che ci doni una scintilla di questo amore per amare Dio e i fratelli con amore fatto divino, un amore rticevuto e ricambiato che salva, che pone la persona diritta, in piedi, libera, in cammino e in uscita, pronta a proclamarlo con le opere. 
( idee ricavate e rielaborate da Adeste)