“ L’ira del
Signore contro il suo popolo raggiunse il culmine, senza piu’ rimedio”
(2 Cron. 36, 18).
Secondo il modo di esprimersi semitico, Dio castiga il suo popolo
infedele.
Questo modo di esprimersi puo’
dare l’impressione che Dio intervenga continuamente nella storia umana senza
lasciare all’uomo la liberta’ delle scelte e puo’ far sembrare Dio un dio
vendicativo. E’ l’errore di chi interpreta alla lettera le espressioni o i modi
dire di un’altra cultura, diversa dalla nostra.
Noi, oggi, alla luce della Rivelazione di Gesu’, interpreteremmo il
medesimo fatto storico in modo piu’ conforme alla nostra sensibilita’, ma pur
tuttavia secondo verita’.
L’ambiente umano di allora era talmente corrotto e avvelenato che, a
causa di scelte umane libere, ma peccaminose, la conseguenza inevitabile fu la
rovina totale di quel popolo. Ma Dio vegliava!
Dio amava il suo popolo e rimase fedele a questo suo amore.
Venne incontro a questo popolo infedele come a figliol prodigo,
ridandogli e veste e anello nuziale: preparando per lui la festa della liberazione
e del
ritorno.
“Ritorneremo ancor sui nostri monti
e falceremo il grano al sole!”
Questo canto nostalgico degli alpini, che durante la prima Guerra
mondiale pensavano alla loro casa, al loro lavoro e speravano la fine di una
tragedia cosi’ dolorosa, era l’immagine di un altro canto di tristezza:
“Sui fiumi di Babilonia
la’ sedevamo piangendo
al ricordodi Sion.
Ai salici di quella terra
appendemmo le nostre cetre!”
Il popolo in esilio, lontano dalla sua terra, soffre le pene , che si
era tirato addosso con le sue scelte contrarie al buon senso e all’amore di
Dio.
“Ai salici
appendemmo le noste cetre…”
E’ la tristezza e la monifestazione dolorosa dell’animo di chi e’ nella
sofferenza, nella tragedia e nella disfatta totale.
Ma il canto continua:
“ Il ricordo di Te, o Signore, e’ la nostra gioia!”
In quella tragedia ed in qualunque tragedia, l’uomo credente sa:
Dio buono e misericordioso veglia su di noi!
Il suo amore non viene meno, perche’ la sua fedelta’ e’ eterna: il suo
amore per noi non si incrina, non diminuisce, non scompare: per sempre!
Egli e’ il Dio della misericordia.
Egli sara’ la nostra salvezza (Efes. 2,4- 10).
Questa certezza asciuga ogni lacrima, guarisce ogni ferita, rinnova per
chiunque la speranza.
Tale speranza si fonda su Gesu’:
“ Dio infatti ha tanto amato il mondo
da dare il suo Figlio unigenito:
chi crede in lui ha la vita eterna” (Io 3, 16).
L’uomo ha avvelenato il suo ambiente a tal punto che uccidera’ l’Amore,
il Figlio di Dio fatto uomo.
Ma l’Amore non muore e dall’alto della Croce salva chi si rivolge a Lui
con una scelta di fede! Dio infatti vuole che il mondo si salvi!
Nella Scrittura troviamo l’esempio ed esperienza dei serpenti del deserto e di Mose’
che per Volonta’ di Dio fabbrica un serpente di bronzo, guardando il quale i
colpiti dai morsi dei serpenti velenosi
ritrovano la salute.
Se l’uomo e’ come prigioniero di un circolo vizioso di morte che, a
causa delle sue opera malvage, lo blocca in una rigidita’ di morte, Gesu’
tuttavia ha preso su di se’ questa situazione, perche’ chi si fida di Lui trovi
la salvezza:
“ Quando saro’ innalzato, tutti
trarro’ a me!”.
E “gli sguardi di tutti si
volsero a colui che hanno trafitto!”.
Noi cosi’ rinasciamo dall’alto.
E’ saggio allora volgersi a Gesu’, convertirsi, credere e cambiare modo
di vivere!
La scelta di alzare lo sguardo a Gesu’ o no diviene un giudizio di
salvezza o una separazione a rovina.
Non dobbiamo farci rapire la
Speranza !