Non
sono un focolarino,
ma condivido di cuore lo spirito focolarino e il pensiero
di D. Giussani come su questo argomento:
L’unità e le divergenze tra cattolici
sul terreno sociale o politico.
(da ZENIT e Tempi, 25 febbraio 2018-rielaborazione)
Idealmente noi dobbiamo tendere all’unità anche in
politica e nel campo sociale, perché i cristiani debbono tendere all’unità in
tutto, dato che sono un corpo solo. Perciò è un dolore non trovarsi dello
stesso parere, ... È dolorosa, anche se tante volte inevitabile, la diversità,
e bisogna essere tutti tesi a scoprire perché il fratello la pensa diversamente
e comunicargli nel modo migliore i motivi della propria convinzione, nella
ricerca dell’unità.
Non “pluralismo”, ma “multiformità”:
multiformità, sono diverse modalità di sperimentare la stessa cosa che è il
fatto cristiano; nella multiformità c’è un’affinità, una parentela profonda.
Uno è contento di vedere che l’altro ha una fantasia diversa dalla propria…
Il
pluralismo invece è l’esito dell’impatto della fede sul campo
culturale: che ci sia, per esempio politicamente, diversità fra cattolici, è
umanamente comprensibile, ma non è l’ideale. L’importante che almeno, pur
avendo opinioni diverse, ci si senta dentro la stessa cosa: la stessa fede.
Siccome è più forte la nostra fede, anche se la pensiamo diversamente, siamo
protesi a imparare l’uno dall’altro, a cercare di capire senza ostilità
rimanendo collegati alle esigenze della stessa fede. Ma non è un valore il
pluralismo, il valore è la libertà.(1)
E dunque…
Unità nelle scelte politiche di fondo.
Cristo con il battesimo ti assume, così che siamo membra
gli uni degli altri.
È una cosa dell’altro mondo, ma questa è l’unità
cristiana.
Se tutti siamo una cosa sola non possiamo non cercare di
esprimerci concordemente. E perciò ci raduniamo in azione unitaria. Se uno non
se la sente o non ci fossero le condizioni, è un dolore non poterlo fare, non
un diritto da sbandierare!
C’è un altro criterio degno di esser realizzato perchè perfettamente
umano:
l’obbedienza alla
fede.
È il criterio
supremo dell’azione cristiana.
E’Il criterio della verità, che è ultimamente fuori di
noi – e questo fa imbestialire i nemici del cristianesimo. Sì: obbediamo!
·
Ci toglie dalla balìa del potere che occupa e
dirige le coscienze illudendole della loro autonomia,le quali credendo di
essere libere, obbediscono invece a uomini.
·
L’obbedienza cristiana pesca nel mistero.
·
E invece, chi si dipinge come autonomo dalla
coerenza con la fede, obbedisce a quella ridicola menzogna che ha come criterio
di base la valutazione morale dell’altra persona. Una cosa atroce, disumana,
priva di responsabilità nella condivisione (2).
Ma quale unità?...
Unità
delle risposte.
Una unità fondata sulle esigenze, sulle domande, e non
sulle risposte conosciute, scaturite dalla saggezza umana illuminata
dall’obbedienza alla fede, non è un’unità che unisca.
Peggio, una unità fondata, ricercata, sulle incertezze e
sulle indigenze, sulla necessità di far fronte a un potere avverso, per
superare certe circostanze, una unità fondata sul riconoscimento di limiti che
bisogna oltrepassare: ecco, costruisce il potere antidemocratico, disumano.
Infatti lascia il posto all’appartenenza della gente a
chi è più forte, a chi dalle circostanze è fatto vincente; è evidente.
Questi infatti viene criticato mentre si fa strada
rubando e massacrando, ma appena giunge al potere tutti lo onorano»(3).
E’ la morte della democrazia.
…
E’
tempo di scelte. Scegli bene e nel modo giusto.
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(1) cfr.
Ivi, Intervista a A. M. Baggio, 1986, in Luigi Giussani, L’io, il potere, le
opere, Marietti.
(2) cfr.
Ivi, Intervista a Renato Farina, Il Sabato, n. 17, 25 aprile 1992, pp. 14- 15.
(3) cfr.
Ivi, da una conferenza fatta alla fondazione Adenauer per i dirigenti del Movimento
Cristiani Lavoratori, 1986, “La crisi
dell’esperienza cristiana come trionfo del potere”.