Oggi 22 ottobre 2017
dedichiamo la preghiera,
il sacrificio e il ricordo
alle Missioni.
Chi ha accolto Cristo e' missionario; annuncia Colui che ci ha amati fino a dare la sua vita per la nostra: Gesu' Salvatore, Figlio Unigenito del Padre, fatto uomo per opera dello Spirito Santo.
Ed ecco un Missionario "doc" che ci scrive...
Carissimi amici, come state?
Spero bene, vi mando i saluti da Pugnido, il bellissimo villaggio a
120 km a sud di Gambella, circa tre ore di jeep, vicino al confine con
il sud Sudan, dove mi trovo.
In Etiopia l’11 settembre siamo entrati nell’anno 2010, siamo qualche
anno indietro per svariati motivi, ma l’anno ufficiale e’ il 2010 e
abbiamo appena concluso il primo mese dell’anno, ne abbiamo tredici
invece che dodici di mesi, tutti di trenta giorni tranne l’ultimo, che
e’ di cinque o sei giorni.
E’ un pò di tempo che non mi faccio più sentire, ma adesso accomi qua
Abbiamo avuto due ospiti in questo periodo, il sig. Giorgio da San
Dona’, che ci ha sistemato l’impianto dei pannelli solari e tante
altre cose della missione e il sig. Natalino, che visitando il
villaggio di Ilea, ha deciso di aiutarci con la costruzione dell’asilo
per i bambini del villaggio. A loro va il nostro grazie e
riconoscimento per la visita, la condivisione per alcuni giorni della
nostra vita missionaria e per il loro preziosissimo aiuto. Sperando di
rivederli ancora, magari il prossimo anno.
La missione si sta riempiendo di nuovo di bambini, ragazzi e giovani,
dopo le vacanze e le feste dell’inizio dell’anno e la festa della
Croce che e’ stata il 27 settembre.
Al centro della missione c’è la Chiesa, rotonda, a forma delle capanne
di cui e’ formato il villaggio di Pugnido, e che la domenica, ma anche
ogni giorno verso sera, si anima di ragazzi e giovani per la S. Messa,
poi c’è l’asilo, che accoglie ogni giorno circa 150 bambini,
quest’anno abbiamo fatto due classi, mentre per i più piccolini diamo
loro la colazione e il pranzo, mentre durante il tempo delle classi
vanno a casa,
il Convitto, che ospita circa 60 studenti dai villaggi più lontani che
vogliono finire le superiori qui a Pugnido, in questi giorni abbiamo
fatto le interviste per chi vuole entrare, sono sempre di più le
richieste dei posti disponibili, e da lunedì abbiamo iniziato
ufficialmente con l’accoglienza, un incontro, l’assegnazione delle
stanze, il programma della libreria...
l’oratorio con i campi da gioco e un’ampia sala incontri, stiamo gia’
iniziando a raccogliere i nomi delle varie squadre per i molti
tornei...
e infine il pozzo per l’acqua per la gente, sempre affollato per avere
l’acqua da bere, per fare da mangiare, per lavarsi....
E nel week end cosa facciamo? partenza all’alba per visitare le
cappelle, cioè le piccole chiese che in diversi anni sono sorte, nei
villaggi lontano da Pugnido, e sono ben 11: Ateti, Gog dipac, Janjor,
Aukoy, Tata, Olau, Two, Shintoia, Burangel, Pocialla, Otiel e i due
campi profughi attaccati a Pugnido, dove abbiamo altre 6 chiese che
serviamo ogni domenica. Così a turno, ogni 15 giorni, passiamo in
ciascuna cappella, visitando la comunità per la S. Messa, vedendo come
sta la gente, incoraggiando i nuovi arrivi.
E la gente come sta? La gente povera qui vive in capanne di legno,
fango e paglia, vicino o in mezzo alla foresta perché sono soprattutto
cacciatori o pescatori, infatti a Pugnido passa un importante fiume
che poi sfocia sul Nilo, il Gilo. Coltivano granoturco, orzo e qualche
ortaggio. Siamo vicini a due Campi Profughi, dove ci sono circa 60
mila rifugiati in questi due campi, in tutta la regione di Gambella
dicono piu’ di 400 mila dal Sud Sudan.
Stare nel campo profughi oppure abitare nel villaggio di Pugnido non
passa molta differenza, anzi nel campo sei più aiutato, almeno
nell’avere del cibo.
La vita di questa gente sembra non cambiare mai, ma ci fa cambiare noi
che siamo qui, per camminare insieme, per far maturare qualche cosa
insieme, “certi che Qualcuno, Colui che tutti cerchiamo, ci camminerà
accanto”.
Vorrei infine ringraziare di cuore tutte le persone che ho incontrato
nel mese scorso passato in Italia, ringraziarle per l’amicizia che ci
lega da poco o da tanto tempo e il sostegno che ho ricevuto, sempre
molto generoso da parte di tutti. Vorrei potervi ringraziare facendovi
arrivare il sorriso di questi bambini che ogni giorno ti accolgono
pieni di vita, la speranza di un futuro nel viso degli studenti del
nostro convitto di finire la scuola, magari trovare un lavoro, farsi
una famiglia, il grazie negli occhi di tanti uomini e donne che
vengono aiutati ogni dalla missione in qualche modo.
Un saluto affettuoso, a presto
Abba filippo
Abbiamo avuto due ospiti in questo periodo, il sig. Giorgio da San
Dona’, che ci ha sistemato l’impianto dei pannelli solari e tante
altre cose della missione e il sig. Natalino, che visitando il
villaggio di Ilea, ha deciso di aiutarci con la costruzione dell’asilo
per i bambini del villaggio. A loro va il nostro grazie e
riconoscimento per la visita, la condivisione per alcuni giorni della
nostra vita missionaria e per il loro preziosissimo aiuto. Sperando di
rivederli ancora, magari il prossimo anno.
La missione si sta riempiendo di nuovo di bambini, ragazzi e giovani,
dopo le vacanze e le feste dell’inizio dell’anno e la festa della
Croce che e’ stata il 27 settembre.
Al centro della missione c’è la Chiesa, rotonda, a forma delle capanne
di cui e’ formato il villaggio di Pugnido, e che la domenica, ma anche
ogni giorno verso sera, si anima di ragazzi e giovani per la S. Messa,
poi c’è l’asilo, che accoglie ogni giorno circa 150 bambini,
quest’anno abbiamo fatto due classi, mentre per i più piccolini diamo
loro la colazione e il pranzo, mentre durante il tempo delle classi
vanno a casa,
il Convitto, che ospita circa 60 studenti dai villaggi più lontani che
vogliono finire le superiori qui a Pugnido, in questi giorni abbiamo
fatto le interviste per chi vuole entrare, sono sempre di più le
richieste dei posti disponibili, e da lunedì abbiamo iniziato
ufficialmente con l’accoglienza, un incontro, l’assegnazione delle
stanze, il programma della libreria...
l’oratorio con i campi da gioco e un’ampia sala incontri, stiamo gia’
iniziando a raccogliere i nomi delle varie squadre per i molti
tornei...
e infine il pozzo per l’acqua per la gente, sempre affollato per avere
l’acqua da bere, per fare da mangiare, per lavarsi....
E nel week end cosa facciamo? partenza all’alba per visitare le
cappelle, cioè le piccole chiese che in diversi anni sono sorte, nei
villaggi lontano da Pugnido, e sono ben 11: Ateti, Gog dipac, Janjor,
Aukoy, Tata, Olau, Two, Shintoia, Burangel, Pocialla, Otiel e i due
campi profughi attaccati a Pugnido, dove abbiamo altre 6 chiese che
serviamo ogni domenica. Così a turno, ogni 15 giorni, passiamo in
ciascuna cappella, visitando la comunità per la S. Messa, vedendo come
sta la gente, incoraggiando i nuovi arrivi.
E la gente come sta? La gente povera qui vive in capanne di legno,
fango e paglia, vicino o in mezzo alla foresta perché sono soprattutto
cacciatori o pescatori, infatti a Pugnido passa un importante fiume
che poi sfocia sul Nilo, il Gilo. Coltivano granoturco, orzo e qualche
ortaggio. Siamo vicini a due Campi Profughi, dove ci sono circa 60
mila rifugiati in questi due campi, in tutta la regione di Gambella
dicono piu’ di 400 mila dal Sud Sudan.
Stare nel campo profughi oppure abitare nel villaggio di Pugnido non
passa molta differenza, anzi nel campo sei più aiutato, almeno
nell’avere del cibo.
La vita di questa gente sembra non cambiare mai, ma ci fa cambiare noi
che siamo qui, per camminare insieme, per far maturare qualche cosa
insieme, “certi che Qualcuno, Colui che tutti cerchiamo, ci camminerà
accanto”.
Vorrei infine ringraziare di cuore tutte le persone che ho incontrato
nel mese scorso passato in Italia, ringraziarle per l’amicizia che ci
lega da poco o da tanto tempo e il sostegno che ho ricevuto, sempre
molto generoso da parte di tutti. Vorrei potervi ringraziare facendovi
arrivare il sorriso di questi bambini che ogni giorno ti accolgono
pieni di vita, la speranza di un futuro nel viso degli studenti del
nostro convitto di finire la scuola, magari trovare un lavoro, farsi
una famiglia, il grazie negli occhi di tanti uomini e donne che
vengono aiutati ogni dalla missione in qualche modo.
Un saluto affettuoso, a presto
Abba filippo
Non ci interessa la forma italiana,
che sgarra, ma il contenuto che commuove... e impegna a dire almeno una preghiera per lui.