Se noi guardiamo una Croce, possiamo pensare: " E' il segno di Cristo e del suo sconfinato amore per gli uomini. Eppure essa e' stata divelta dal cuore degli uomini. Oggi infatti molti che provengono da famiglie cristiane non ne sanno il vero significato e il suo profondo valore. "
Se noi guardiamo una croce, sentiamo la necessita' di vedervi colui che vi fu appeso, l'Uomo della Croce, Gesu'. E' allora che pensiamo: "Ecco la Porta della fede, ecco la Porta della Salvezza!"
Ma questo pensiero non e' condiviso da molti. Se lo sentono, non acoltano. Se lo leggono, passano ad altro!...perche'?
Falsi profeti hanno fatto balenare altri pseudo-valori nel cuore degli uomini che vanno pensando confusamente ad altre realta' o ripongono altrove la loro speranza.
Va ri portato il Crocifisso nel cuore dell'Uomo.
La Quaresima, e' tempo propizio per ritornare sui propri passi e riprendere la strada della Liberta', ritrovare la Porta della Salvezza.
Ecco un aiuto, la meditazione sulla Santa Sindone di Torino.
Lo faceva Don Bosco con i suoi giovani dell'Oratorio di Torino allora, lo facciamo anche noi, ora...
Il telo sindonico.
Ormai in
tutto il mondo il termine “la Sindone ”, sta ad indicare un lenzuolo di lino lungo in media
circa 4 metri
e 37cm…..e largo 1 metro e 11
cm . conservato a
Torino (Italia) dal 1578 fino ad oggi.
Sul telo di
colore giallo ocra chiaro, sono visibili
impronte che riproducono l’immagine frontale a sinistra e quella dorsale a
destra di una figura umana.
Appaiono
inoltre numerosi altri segni e tracce, lasciate dalle vicissitudini subite
dalla Sindone durante la sua storia.
Nell’immagine
anteriore si vedono il volto incorniciato da lunghi capelli e da una folta
barba, il torace e le braccia incrociate sul pube, le gambe distese.
Nell’immagine
posteriore si vedono la nuca, la schiena, le gambe distese e le piante dei
piedi.
Si notano in
particolare due righe nere parallele al lato maggiore e delle bruciature; sono
dovute all’incendio scoppiato nella chiesa di Chambery nell’anno 1532, dove si trovava
collocata la Sindone ,
conservata ripiegata in una cassetta d’argento.
Le due line
nere strinate, sono dovute al contatto del
lenzuolo con le pareti della cassetta
d’argento surriscaldata dalle fiamme dell’ incendio.
Durante
l’incendio una goccia di metallo fuso caduta sul lenzuolo ne trapasso’ tutti gli strati, distruggendone
il tessuto.
Questo
spiega il ripetersi simmetrico lungo le
due line nere di numerosi fori a forma di triangolo.
Tali fori
furono riparati nel 1534 dalle Clarisse di Chambery, che provvidero a coprirle
con delle toppe. Per rinforzare la struttura
del
lenzuolo danneggiato dall‘incendio, le suore cucirono inoltre alla Sindone e
alle toppe un tessuto di lino detto “telo d’Olanda”.
Per motivi
di conservazione del
telo sindonico, tali toppe sono state rimosse nel 2002 ed il telo d’Olanda
sostituito con un nuovo tessuto di supporto riconoscibile, sotto le bruciature,
per
il diverso
colore e la differente trama rispetto alla Sindone stessa.
Nella zona
centrale del
lenzuolo, si ripetono piu’ volte delle grandi macchie dal margine frastagliato
a forma di rombo.
Si tratta
di aloni formati dall’acqua, che ha bagnato il tessuto della Sindone in qualche
momento della sua storia.
Vi sono poi
quattro gruppi simmetrici di bruciature tondeggianti di dimensioni piu’ piccole
delle precedenti. Essi sono certamente anteriori all’incendio di Chambery .
Anche in
questo caso, sotto i fori, compare il nuovo tessuto di supporto riconoscibile
per colore e trama differenti.
Lungo il margine
superiore e’ stata anticamente cucita una striscia dello stesso tessuto della
Sindone larga 8
centimetri . Presenta ai due bordi estremi delle vistose
lacune sotto le quali compare il nuovo tessuto di supporto.
Lungo il margine
inferiore della lacuna di sinistra vi e’ la zona nella quale vennero effettuati
per motivi di studio due prelievi di tessuto piu’ recenti: nel 1973 e nel 1988.
Il telo della Sindone e’
fatto con un lino pregiato e appare tessuto a mano con un caratteristico tipo
di tessitura detto „a spina di pesce „.
Le strisce longitudinali,
larghe circa 1 centimetro , appaiono molto evidenti quando il lenzuolo viene illuminato
con luce radente. Con un ingrandimento, si riconosce facilmente la tessitura a
spina di pesce.
Il Volto dell’Uomo della
Sindone presenta molte lesioni contusive che i medici legali hanno studiato attentamente.
Sono state individuate delle tumefazioni che sembra si possano identificare
come ematomi, particolarmente visibili sulla parte destra del Volto cvhe si
presenta piu’ gonfia di quella sinistra. Si riscontrano inoltre altri segni
preferibilmente riferibili a ferite lacero contuse.
Il setto nasale e’
deviato a causa di una frattura.
Nel complesso l’Uomo
della Sindone risulta esser stato selvaggiamente percosso nelle ore precedenti
la sua morte.
Sulla fronte e sulla nuca
e lungo i capelli si presentano numerose colature di sangue che sgorgano da
ferite da punta di piccolo diametro.
Sono disposte a raggera
intorno al capo e sembrano provocate dall’imposizione sul capo stesso di un
casco di aculei acuminati.
Le caratteristiche della
colatura di sangue che fuoriesce dalle ferite permettono di distinguere tra
lesioni di vasi arteriosi e di vasi
venosi.
Particolarmente singolare
e’ la colatura in centro della fronte sgorgata dalla ferita della vena frontale
che assume la forma caratteristica di un tre rovesciato perche’ segue
l’andamento delle rughe della fronte stessa.
Sulla parte destra del
petto si vede una grande chiazza di sangue che fuoresce da una ferita di forma
ovale provocata da un oggetto appuntito e tagliente che ha colpito tra la
quinta e la sesta costola e che e’ penetrato in pofondita’.
Le caratteristiche di
questa ferita sono importanti in quanto
mostrano che essa e’ stata inferta dopo la morte del soggetto. Anche il sangue
che ne sgorga si presenta circondato da un alone sieroso come avviene per il
sangue uscito da un cadavere in cui si sia gia’ separata la parte sierosa da
quella corpuscolata.
Sull’immagine anteriore
della Sindone sono bene identificabili le impronte lasciate dagli arti
superiori. Le braccia sono distese, mentre le mani si incrociano al livello del
pube.
Su entrabi gli
avambrtacci sono visibili lunghe colature di sangue che partono dai polsi per
risalire fino all’altezza dei gomiti. Il loro andamento appare innaturale in
quanto sembrano correre verso l’alto. Bisogna invece pensare che si tratta di
colature di sangue formatesi quando il corpo erra appeso alla croce, e pertanto
i polsi si trovavano piu’ in alto dei gomiti.
Sul polso sinistro e’ ben
visibile una caratteristica chiazza di sangue formata da due colature
divergenti riferibili alle diverse posizioni assunte dal condannato sulla
Croce: quella accasciata e quella sollevata.
Il sangue fuoresce da una
ferita di forma ovale provocata da uno strumento a punta quale puo’ essere un
chiodo.
Di particolare, e’ la
localizzazione di tale ferita che non si presenta nel palmo della mano come
viene raffigurata nella tradizione iconografica della crocifissione, ma nel
polso.
Da rilevare l’assenza
dell’immagine dei pollici sulla Sindone, che potrebbe essere dovuta al
ferimento del nervo mediano della mano o ad una contrazione tetanica.
La forma del torace e del
dorso presenta circa un centinaio di echimosi escoriate consistenti in figure
tondeggianti e abbinate, lunghe circa due centimetri, visibili anche sugli arti
inferiori.
Sembrano lesioni
provocate dal flagello, strumento romano di tortura costituito da un manico di
legno da cui si dipartono delle corde al termine delle quali sono fissati dei
piccoli piombi a forma di manubrio.
E difficile stabilire il
numero dei colpi di flagello inflitti, poiche’ non si conosce il numero di
corde del flagello, e’ invece certo chei l supplizio venne inflitto a schiena
curva e a corpo nudo.
All’altezza della zona
scapolare sinistra e sovrascapolare
destra si osservano delle echimosi a forma quadrangolare riferibili ad un
oggetto pesante e ruvido che puo’ essere identificato come il patibulum: l’asse
orizzontale della croce che a volte il condannato sopportava su di se’ fino al
luogo dell’esecuzione.
Ed infine, all’altezza
delle reni si osserva una colatura di sangue trasversale che attraversa tutto
il dorso.Si tratta del sangue sgorgato dalla ferita al costato, qui defluito
quando il cadavere, una volta deposto dalla croce, e’ stato messo in posizione
orizzontale.
Gli arti inferiori
dell’uomo della Sindone sono ben individualbili sia nella figura anteriore che
in quella posteriore. Entrambe le ginocchia presentano delle escoriazioni molto
probabilmente dovute a cadute, perche’ in queste zone, come sulle piante dei
piedi sono state individuate tracce di terriccio.
Da notare ancora che il
ginocchio sinistro e’ stato fissato dalla rigidita’ cadaverica in posizione
piu’ flessa rispetto al destro e percio’
l’arto sinistro risulta nell’immagine piu’ corto.
La pianta del piede
destro e’ nitidamente impressa, mentre del piede sinistro e’ visibile solo la parte
posteriore in prossimita’ del tallone, cio’ suggerisce che la crocifissione e’
stata effettuata servendosi di un solo chiodo e sovrapponendo il piede sinistro
sul destro. Sulla pianta di quest’ultimo si nota il foro di uscita del chiodo,
da cui si dipartono dei rivoli di sangue che scendono verso le dita.
Le zone corporee, che si
vedono sulla Sindone, sono scure in corrispondenza a zone in rilievo mentre sono chiare nelle altre.
L’immagine si presenta quindi con una distribuzione della luminosita’ opposta a
quella che percepiamo nella realta’. L’impronta si comporta pertanto come un
negativo fotografico. Trasformando l’immagine della Sindone nel suo negativo
fotografico, invece, i chiaroscuri sono ovviamente invertiti e pertanto in esso
appare il vero aspetto dell’Uomo della Sindone, come potremmo osservarlo se si
trovasse di fronte a noi.