La forchetta...
Ho trovato un racconto molto semplice, ma
simpatico e significativo.
Una
signora anziana si trovava ormai di fronte alla morte, pienamente lucida.
La sua più
grande amica, che le stava sempre accanto, le chiede:
‘Vuoi qualche cosa di speciale, da conservare con
te dopo la morte?’
Lei rispose: ‘Vorrei che mi seppellissero con una
forchetta tra le mani’.
‘Una forchetta?’ - domandò con stupore l’amica.
‘Sì, una forchetta. Quando andavo a qualche
banchetto, terminati i primi piatti conservavo sempre la forchetta perché
sapevo che mancava ancora il meglio… Così,
a tutti quelli che verranno a pregare e vedere la mia salma, quando
domanderanno, come te “perché ha la forchetta in mano?” potrai rispondere, a
nome mio: Perché lei sapeva che il meglio… stava ancora per arrivare!’
In fondo, è questa anche la motivazione ultima e
più profonda della nostra vita e del nostro lavoro (quello che Don Bosco
chiamava, con incantevole semplicità, il “pezzo di paradiso” nel giardino
salesiano): “Per il salesiano, la morte è illuminata dalla speranza di entrare
nella gioia del suo Signore”
(NN)