31 gennaio 2019
Festa di Don Bosco
a Valdocco Torino- Italia
Don Bosco amava i giovani e morendo disse :
"Vi aspetto tutti in Paradiso!"
Era inoltre convinto che i due sostegni più forti per camminare
Non posso levarla; c'è uno dietro che la tiene".
"Non lo sai? Io, stando qui,
con questi tre lacci stringo i giovani perché si confessino male".
Festa di Don Bosco
a Valdocco Torino- Italia
”Per guadagnare anime a Dio
io corro avanti fino alla temerarietà.
Sarei disposto, per ottenere questo,
a strisciare con la lingua per terra
di qui fino a Superga”(D. Bosco)
per la strada del Cielo sono i Sacramenti della
CONFESSIONE E COMUNIONE.
Don Bosco considerava come gran nemico dell'anima chi
cercasse di allontanare i giovani da queste due pratiche.
Don Bosco tanto ci teneva alla Felicità eterna
dei suoi Giovani ! Per questo confessava …anche in sogno!
È lui
stesso a raccontarlo la sera del 4 aprile 1869, lasciando una profonda
impressione nei suoi uditori.
Tre lacci che conducono alla perdizione
«Sognai
- disse - di trovarmi in chiesa, in mezzo a una moltitudine di giovani che si
preparavano alla confessione.
Un numero
stragrande assiepava il mio confessionale sotto il pulpito. Cominciai a
confessare, ma presto, vedendo tanti giovani, mi alzai e mi avviai verso la
sacrestia in cerca di qualche prete che mi aiutasse.
Passando
vidi, con enorme sorpresa, giovani che avevano una corda al collo, che
stringeva loro la gola.
"Perché
tenete quella corda al collo? - domandai
-. Levatevela!".
E non
mi rispondevano, ma mi guardavano fissamente.
"Orsù
- dissi
a uno che mi era vicino - togli quella corda! ".Non posso levarla; c'è uno dietro che la tiene".
Guardai
allora con maggior attenzione e mi parve di veder spuntare dietro le spalle di
molti ragazzi due lunghissime corna.
Mi avvicinai per vedere meglio e, dietro
le spalle del ragazzo più vicino, scorsi una brutta bestia con un ceffo
orribile, somigliante a un gattone, con lunghe
corna, che stringeva quel laccio.Volli
chiedere a quel mostro chi fosse e cosa facesse, ma esso abbassò il muso
cercando di nasconderlo tra le zampe, rannicchiandosi per non lasciarsi vedere.
Prego
allora un giovane di correre in sacrestia a prendere il secchiello dell'acqua
santa.
Intanto
mi accorgo che ogni giovane ha dietro le spalle un così poco grazioso animale.
Prendo
l'aspersorio e domando a uno di quei gattoni:
"Chi sei?".
L'animale
mi guarda minaccioso, allarga la bocca, digrigna i denti e fa l'atto di
avventarmisi contro.
"Dimmi
subito che cosa fai qui, brutta bestia. Non mi fai paura. Vedi? Con quest'acqua
ti lavo per bene, se non rispondi".
Il
mostro mi guardò rabbrividendo. Si contorse in modo spaventoso e io
scoprii che teneva in mano tre lacci.
"Che
cosa significano?".
"E
come? In che maniera?".
"Non
te lo voglio dire; tu lo sveli ai giovani".
"Voglio
sapere che cosa sono questi tre lacci.
Parla
altrimenti ti getto addosso l'acqua benedetta".
"Per
pietà,
mandami
all'inferno,
ma
non gettarmi addosso quell'acqua".
"In
nome di Gesù Cristo, parla dunque!".
Il
mostro, torcendosi spaventosamente, rispose:
"II
primo nodo col quale stringo questo laccio è per far
tacere ai giovani i loro peccati in confessione".
"E
il secondo? ".
"Il
secondo è
di
spingerli a confessarsi senza dolore".
"Il
terzo?".
"Il terzo
non tè lo voglio dire".
"Come?
Non me lo vuoi dire? Adesso ti getto addosso quest'acqua be-nedetta".
"No,
no! Non parlerò, si mise a urlare, ho già detto troppo".
"E
io voglio che tu me lo dica ".
E
ripetendo la minaccia, alzai il braccio. Allora uscirono fiamme dai suoi occhi,
e poi ancora gocce di sangue. Finalmente disse:
"II
terzo è di
non fare proponimenti e di non seguire gli avvisi del confessore.
Osserva
il profitto che i giovani ricavano dalle confessioni:
se
vuoi conoscere se tengo i giovani allacciati, guarda se si
correggono."
possiamo raggiungerti, in Paradiso.
Un buon insegnamento dalla vita di Don Bosco.
Fare sempre bene la Confessione come se fosse
la prima,
l'unica
o quella in punto di morte
"Perché
nel tendere i lacci ti nascondi dietro le spalle dei giovani? ".
"Perché
non mi vedano e per poterli più facilmente trascinare nel mio regno".
Mentre
volevo domandargli altre cose e intimargli di svelarmi in qual modo si potesse
render vane le sue arti, tutti gli altri orribili gattoni incominciarono un
sordo mormorio, poi ruppero in lamenti e si misero a gridare contro colui che
aveva parlato: e fecero una sollevazione generale
Io,
vedendo quello scompiglio e pensando che non avrei ricavato più nulla
di
vantaggioso da quelle bestie,
alzai l'aspersorio e gettai l'acqua benedetta
da tutte le parti.
Allora,
con grandissimo strepito, tutti quei mostri si diedero a precipitosa fuga, chi
da una parte e chi dall'altra. A quel rumore mi svegliai».
( dalla posta di D. Eugenio Salesiano a Trento, che ricava il racconto dalle Memorie Biografiche di D. Bsco: MB IX, 593).
...
E qui ricaviamo un bell'insegnamento datoci da questo sogno di Don Bosco.
Se si vuole dunque far bene la propria Confessione, c'è da seguire questa via indicata da Don Bosco e confermata dalla Chiesa:
Esaminarsi con un umile esame di coscienza,
dire tutti i peccati gravi al Confessore,
pentirsi di ciascuno di essi,
fare un buon proposito di emendarsi,
eseguire la penitenza data dal Confessore ed ascoltarne i consigli.
La prova che la Confessione fu ben fatta è confermata
dall'attuare i consigli del confessore ed emendarsi attuando il proponimento fatto...
PREGHIERA A DON BOSCO
O padre e maestro della gioventù,
San Giovanni Bosco,
che hai tanto lavorato per la salvezza dei giovani,
sii nostra guida nel cercare il vero bene della nostra vita
e nel metterci al servizio del prossimo.
Aiutaci a vincere il male, che minaccia la nostra giovinezza,
e a compiere ogni giorno il nostro dovere con onestà e responsabilità.
Insegnaci ad amare Gesù nell’Eucaristia, Maria Ausiliatrice,
e ad essere sempre fedeli alla Chiesa e al Papa,
testimoniando con coerenza la fede cristiana.
E fa che al termine della vita terrena,
Amen
Fare sempre bene la Confessione come se fosse
la prima,
l'unica
o quella in punto di morte
DON BOSCO CONFESSA UN RAGAZZO
DOPO AVERLO RICHIAMATO DA MORTE
La confessione
spalanca il Paradiso
e salva dalla
perdizione eterna
Don Bosco amava immensamente
i suoi giovani .
Questo suo
amore ai giovani, segno di quello di Gesù Buon Pastore,
traspare in
modo speciale da un episodio della sua vita che, pur
conosciuto,
non venne divulgato per un sentimento di onore e di
rispetto al
giovane interessato e ai suoi familiari.
Si tratta
della rianimazione di un quindicenne già morto.
Don Bosco ottenne dal
Signore di poter andare a cercarlo quasi alle
porte dell'inferno e,
con una confessione fatta bene, introdurlo in
Paradiso.
Anche se abbiamo una
relazione molto attendibile della
marchesa Maria
Passati De Maistre, che ha dichiarato:
«Ho sentito questo
racconto dalla bocca stessa di Don Bosco, e ho
cercato di scriverlo
con la massima fedeltà», noi desideriamo riproporlo così come le Memorie
Biografiche di Don Bosco, lo presentano.
Su questo episodio ci
sono le
numerose
testimonianze di Don Rua, di mons. Cagliero, di
Giuseppe Buzzetti, di
Pietro Enria, di Don Bonetti, di Don Carino
e di tanti altri
salesiani e giovani.
Ecco come ci è stato
tramandato.
Lo chiamai per nome: Carlo!
«Un giovanotto sui
quindici anni, chiamato Carlo, che era solito
fre-quentare
l'Oratorio di san Francesco di Sales, cadde nel 1849
grave-mente ammalato,
e in poco tempo si trovò in fin di vita.
Abitava in una trattoria ed
era figlio dell'albergatore.
Vistolo in pericolo, il medico consigliò i
genitori di invitarlo a confessarsi, e questiaddolorati chiesero
al figlio quale sacerdote volesse che gli fosse
chiamato.
Egli mostrò
grande desiderio che si andasse a chiamare il
suo confessore
ordinario, che era Don Bosco. Si mandò subito a
chiamarlo, ma con
grande rincrescimento si ebbe per risposta che era
fuori Torino. Il
giovane manifestava un grande accoramento e si chiese
del vice parroco che
venne subito.
Un giorno e mezzo dopo egli moriva domandando spesso di
parlare con Don Bosco.
Appena Don Bosco fu
di ritorno, gli fu subito detto che erano stati più
volte a cercarlo per
quel giovane Carlo, da lui ben conosciuto, che si
trovava in pericolo
di morte e aveva chiesto di lui insistentemente.
Egli si affrettò a
fare quella visita, caso mai, egli diceva, fosse ancora
in tempo. Giunto là,
incontrò per primo un cameriere a cui subito
domandò notizie
dell'infermo:
"È venuto troppo tardi - gli rispose -: è morto da una mezza
giornata!".
Allora Don Bosco esclamò sorridendo:
"Oh, voi credete
che sia morto, ma dorme soltanto!".
Il servo lo guardò
stupito e con aria ironica...
In quel mentre gli
altri di casa, che erano sopraggiunti a queste sue
parole, scoppiarono
in un pianto dirotto, asserendo che purtroppo Carlo
non era più.
Don Bosco allora:
E fu subito condotto
nella camera mortuaria dove erano la madre e la
zia che pregavano
vicino all'estinto.
Il cadavere,
rivestito per la sepoltura, era avvolto e cucito, come allora
si usava fare, dentro
ad un logoro lenzuolo, e coperto di un velo; vicino
al letto una lucerna
accesa.
Don Bosco gli si
avvicinò e pensava:
"Chi sa se avrà fatta bene la sua ultima confessione!
Chi sa qual destino avrà incontrato la sua anima!".
E rivoltosi a chi lo
aveva introdotto, gli disse:
"Ritiratevi; lasciatemi solo!".
Fatta quindi una
breve, ma fervorosa preghiera,
benedisse, e chiamò
due volte il giovane in tono imperativo:
"Carlo, Carlo,
alzati!".
A quella voce il
morto cominciò a muoversi.
Don Bosco nascose
subito il cero funebre e con un forte strappo di
tutte e due le mani
scucì il lenzuolo, perché il giovane restasse libero,
e gli scoperse il
volto.
Quegli, quasi si
svegliasse da un sonno profondo, apre gli occhi, li
volge attorno, si
alza alquanto e dice:
"Oh! Come mai mi trovo così?".
Quindi si volta,
fissa lo sguardo su Don Bosco, e appena lo riconobbe,
esclamò:
"Oh! Don Bosco!
Oh! se sapesse! L'ho sospirato tanto!
Io cercavo appunto di Lei... Ho molto bisogno di Lei. È Dio che l'ha
mandato... Ha fatto tanto bene
venire a svegliarmi!".
E Don Bosco gli
rispondeva:
"Di' pure tutto quello che vuoi; sono qui per te".
E il giovanotto
proseguì:
"Oh! Don Bosco; io dovevo essere in luogo di perdizione. L'ultima
volta che mi sono confessato, non osai confessare un peccato commesso
da qualche settimana. È stato un compagno cattivo con i suoi
discorsi...". Sognai di essere sull'orlo di un'immensa fornace. Ho
fatto un sogno che mi ha grandemente spaventato. Sognai di essere
sull'orlo di un'immensa fornace e di fuggire da molti demoni che mi
perseguitavano e volevano prendermi: e già stavano per avventarmisi addosso
e precipitarmi in quel fuoco,
quando una signora si frappose tra me e quelle brutte bestie, dicendo:
quando una signora si frappose tra me e quelle brutte bestie, dicendo:
'Aspettate, non è
ancora giudicato!'.
Dopo alcun tempo
d'angoscia udii la sua voce che mi chiamava e mi
sono svegliato; e ora
desidero confessarmi".
La madre intanto,
spaventata da quello spettacolo e fuori di sé, ad un
cenno di Don Bosco,
era uscita colla zia dalla stanza e andava a
chiamare la famiglia.
Il povero figliuolo,
incoraggiato a non aver più paura di quei mostri,
incominciò subito la
sua confessione con segni di vero pentimento, e
mentre Don Bosco lo
assolveva, rientrava la madre colla gente di
casa, che potè così
essere testimone del fatto.
Il figlio, rivoltosi
allora alla madre le disse:
"Don Bosco mi
salva dall'inferno".
Così stette circa due
ore, pienamente padrone della sua mente.
In tutto questo
tempo, per quanto egli si muovesse, guardasse,
parlasse, il suo
corpo rimase sempre freddo come prima di
risvegliarsi.
Tra le altre cose
ripetè a don Bosco di raccomandare
tanto e sempre ai
giovani la sincerità in confessione.
Don Bosco infine gli
disse:
"Ora sei in grazia di Dio: il cielo è
aperto per te. Vuoi andare lassù o rimanere qui con noi?".
"Desidero andare
al cielo", rispose il giovane.
"Dunque
arrivederci in paradiso!".
E il ragazzo lasciò
cadere il capo sul cuscino, chiuse gli occhi,
rimase immobile e si
riaddormentò nel Signore»
( dalla posta di D. Eugenio, Salesiano a Trento; egli ricava il racconto dalle Memorie Biografiche di D. Bsco: MB III, 495; VIII,
93; XV, 5 72).
****
Riflettendo su questo racconto
Da questa esperienza di Don Bosco è facile trarre
l'insegnamento che una confessione fatta bene ci
spalanca il Paradiso e ci salva dalla perdizione eterna.
È dunque un sacramento da vivere bene.
Don Bosco sappiamo
che proponeva mensilmente ai suoi giovani un
ritiro spirituale
chiamato «esercizio della buona morte», durante il
quale li invitava a
curare particolarmente la confessione come fosse
l'ultima della loro
vita. Questo esercizio non era per loro motivo di spavento o di tristezza, ma uno
stimolo a vivere in pienezza la loro adolescenza.
***
Tra i fioretti
salesiani che si raccontano è ricordato un ragazzo che,
durante i
bombardamenti nell'ultima guerra, si era rifugiato con i suoi
compagni sotto la
Basilica di Maria Ausiliatrice
e si era avvicinato
ad un sacerdote per confessarsi. Il sacerdote,
riconoscendolo, gli
disse:
«Ma ti sei già confessato questa mattina».
«È vero ma non sapevo
di dover morire!»…
Ricordiamocelo anche noi ad ogni nostra
confessione:
farla bene come se fosse
l'ultima della nostra vita.Ringraziando D. Eugenio del cui scritto mi son servito. |