dituttounpoco

Benvenuto a salire
con me il Monte del Signore.

giovedì 5 luglio 2012

Spicca il volo...Progetto di vita- Vocazione


Una generazione narra all’altra le tue opere,
annuncia le tue imprese.
Il glorioso splendore della tua maestà
e le tue meraviglie voglio meditare. (Ps.144)

E cioe'?...


Il progetto di vita...


Ce l'hai o non ce l'hai. Ma e' necessario come l'aria, come l'acqua, come il senso della responsabilita', come la gioia di vivere, come il senso del proprio esistere





E' come lo spiccare il volo dell'uccello, dell'aquilotto, il primo e perenne volo!
Perche' il primo? Perche' il perenne volo?...
Stammi ad ascoltare!..ecco il perche'.


Il Progetto di vita e' un fattore dinamico per la crescita della personalita'.
E' costruttivo.
Si realizza fin dall'adolescenza, cui appartiene come una realta' tutta ad essa propria.
Crea identita' personale.
E' mosso da una intuizione profonda e fondamentale nei riferimenti alla propria esistenza.
Unifica le energie attorno ad un ideale. Crea unita' tra le energie e le dimensioni della persona aprendola alla personalita'.
Imprime una direzione autonoma alla propria esistenza.
E' una esperienza unica nella vita e ricca di emozionalita'. Viene rafforzato dall'entusiasmo senza di cui non si fa nulla di grande.
Corrisponde e si pone sul piano della vocazione personale, conformemente ad un'idea divina nascosta nel cuore di ogni uomo.
Ha in se' allora qualcosa di grande, sublime e misterioso , ma e' fortemente pratico.
Lo puoi fare solo tu.
Ma il Signore ti accompagna e le persone, che ti amano, ti possono aiutare assieme alle circostanze provvidenziali che accompagnano ogni uomo nella sua esistenza.
Coraggio, trova, scegli, delinea e vivi questa perla che ti conduce alla gioia.
E' il tuo progetto per la tua vita nella comunita' umana, un dono per te e per gli altri.




Il Progetto di vita  e' dinamico, suppone una certa utonomia e stabilita' nel proprio carattere e nella propria personalita'. Gli e' necessaria la conoscenza di se' , di colui che lo vuol realizzare. Esige l'accettazione di se' stessi: deboli e limitati, soggetti ad una necessaria e continua conversione. Suppone l'accettazione del proprio passato senza sterili rimpianti, cercando invece di migliorare, senza lasciarsi prendere da sensi di frustrazione e da complessi di inferiorita'. Si richiede l'accettazione del buono in se' e la volonta' di allontanare il male in se' stessi, con fiducia.

Per realizzarle il Progetto di vita e' necessario superare la paura del giudizio degli altri, il timore di non essere accettati o di esser "etichettati" dagli altri.
"L'io reale, conosciuto, stimato e amato, e' il fondamento reale dell'immagine di se' proiettata nel futuro; sta cioe' alla base del progetto di vita." (De Pieri)
Di qui nasce la costruzione ideale del progetto di vita personale e la sua realizzazione a tappe.

Chi progetta la propria vita, sceglie e accetta dei valori a base del proprio preferire ed operare.

I valori, nella loro scelta, vanno distinti tra quelli autentici e quelli meno significativi. Tra i valori importanti emergono quelli che riguardano il modo di essere della persona, quali:
la liberta',
l'autenticita',
l'amicizia,
la solidarieta',
la donazione di se',
la ricerca di senso,
l'attuazione di una vocazione specifica.


La decisione e' parte del progetto di vita.
Essa e' la capacita' di decidere conformemente agli ideali scelti a base della propria vita.
Essa deve orientarsi al futuro ed agli scopi prefissi. Non e' sulla linea di reazioni difensive e di inconscio, ma su quella della razionalita', dell'intelligenza, dell'autocontrollo, della sana critica e giudizio.
Si rafforza con le decisioni quotidiane da prendere. Essa insaporisce e da' momenti di felicita'.


Per elaborare un progetto di vita, si puo' seguire questa traccia:
  1. VEDERE per conoscersi ed accettarsi, per conoscere ed accettare gli altri, per conoscere ed accettare la realta', per conoscere ed accettare cio' che Dio vuole da noi.
  2. GIUDICARE con attenzione e studio la situazione concreta, consigliandosi poi sulle possibilita' di attuazione del progetto, in vista di programmarne le tappe.
  3. AGIRE concretamente con stabilita' e costanza, senza rimpianti e con motivazioni.

Il sistema educativo di Don Bosco, basato sulla ragione, religione ed amorevolezza
come dono di se', crea l'ambiente adatto per l'attuazione del progetto di vita.
Esso si serve del cosidetto "Sistema preventivo" (D. Bosco), che ha quattro istanze propulsive:
  • istanza liberatrice di energie,
  • istanza preventiva, che evita i condizionamenti.
  • istanza attuatrice, che opera su linee sicure,
  • istanza educativa,che usa il metodo dell'accompagnamento ed il sostegno della Fede e del Vangelo. 


(A tuo conforto, queste idee non sono puramente mie, ma ricavate dal magistero di un valido professore e psicologo contemporaneo, Don Severino De Pieri.
Le puoi confrontare sul libro da lui scritto: "Orientamento educativo e accompagnamento vocazionale",  Ldc, 2000 Leumann Torino, pp.36-43).






domenica 1 luglio 2012

Qualcosa su cui riflettere...

La Chiesa e il nostro tempo.

C'e' una pagina in Zenit del 30 giugno 2012 che sollecita la nostra riflessione e la nostra preghiera.





E' una pagina indimenticabile,che vorrei conservare e far conoscere …
Si esprime il pensiero di Mons. Aristide Pirovano.
Eccola.

"Mons. Aristide Pirovano (1915-1997), fondatore della diocesi di Macapà in Amazzonia brasiliana (1946-1965) e superiore generale del Pime (1965-1977), era un uomo, come si dice, tutto d’un pezzo. Uno dei suoi “chiodi fissi” era l’amore e l’obbedienza a Cristo e al Papa. In tempi di  diffusi relativismi e confusione di voci, parlando e scrivendo ai missionari si riferiva spesso al Papa, fino a dire e ripetere questo slogan: “La mia linea è quella di stare sempre col Papa”.
Da uomo di fede, semplice e pratico qual era, non si fermava a discutere di temi che riguardavano la fede (lui diceva che la sua fede era quella che gli aveva insegnato la mamma): se il Papa aveva parlato, lui era d’accordo con Paolo VI. E aveva la capacità e il
carisma di agire di conseguenza. 

Ecco alcuni passaggi del suo “Discorso ai missionari partenti”  tenuto il 22 settembre 1968 a Milano:

"La Chiesa non è certamente nuova alle bufere e ha conosciuto nei secoli lo strazio e le eresie che dilaceravano la veste inconsutile di Gesù…
La Chiesa poi, in virtù della sua vitalità divina, una volta localizzato il male, reagiva come un corpo sano reagisce alle infezioni, e creava quelle antitossine che erano: più santità, maggior spirito di preghiera, scienza più approfondita e comunicata obbedienza più filiale e devota e generosa, così che il volto della Chiesa brillava più bello e più puro. Infatti la storia delle eresie è tutta costellata da santi di prima grandezza.

Oggi, purtroppo, cari confratelli, quello che vi aspetta non è un'eresia, uno scisma. A mio modo di vedere è qualcosa di ben più grave, di più pericoloso.
 Oggi, oserei dire, è la potenza delle tenebre che con un infernale gioco di astuzia e con profonde parvenze di verità e di scienza, tende a trasformarsi in angelo di luce e pretende di insegnare al popolo di Dio, ma specialmente ai leviti e ai sacerdoti, nuovi principi di sociologia, di filosofia e persino di esegesi biblica, di morale e anche di teologia dogmatica.

E questa manovra non è una lotta aperta e leale, ma subdola e sottilmente velenosa; si dice di non voler negare la fede ma solo di volerla rendere più comprensibile, più razionale, più facile; si dice di non voler negare la morale  ma di voler soltanto renderla più personale, mettendo in maggior evidenza, vorrei dire "deificare" la cosiddetta personalità umana.

"Non si nega il Concilio, dice Paolo VI, ma pensandolo già superato e non ritenendo di esso che la spinta riformatrice senza riguardo di ciò che quelle solenni assise della Chiesa hanno
stabilito, vorrebbero andare oltre, prospettando non già riforme, ma rivolgimenti che credono da sé autorizzare, e che giudicano tanto più geniali quanto meno fedeli e coerenti con la tradizione, cioè con la vita della Chiesa, e tanto più ispirati quanto meno conformi
all'autorità e alla disciplina della Chiesa stessa, ed ancora tanto più plausibili quanto meno differenziati dalla mentalità e dal costume del secolo". Così dice Paolo VI.

Ma esiste una medicina che garantisce la salute dell'anima, un'arma che garantisce la vittoria, un mezzo che ci rende invincibili.  
Quale? 
La roccia su cui Cristo ha fondato la sua Chiesa: 
PIETRO, il PAPA. "Tu sei Pietro e su questa pietra io edificherò la mia Chiesa"
(Mt. 16, 18).
E chi è il Papa? 
Rispondiamo con Paolo VI: "Il Signore stesso ha voluto definire la persona di Colui che Egli sceglieva come primo dei suoi discepoli, dalla missione che gli conferiva: non si sarebbe più chiamato Simone, figlio di Giona, ma Pietro, suo nome d'ufficio; dove
è evidente che Gesù dava al suo eletto una virtù particolare, e un ufficio particolare, raffigurati l'uno e l'altro nell'immagine della pietra, della roccia; e cioè la virtù della fermezza, della stabilità, della solidità, dell'immobilità, sia nel tempo che nelle traversie
della vita; e l'ufficio di fungere da fondamento, da caposaldo, da sostegno, come Gesù stesso disse nell'ultima cena a Pietro medesimo: "Conferma i tuoi fratelli" (Lc. 22,32). Pietro doveva essere la base sulla quale tutta la Chiesa del Signore è costruita. Il pensiero di Cristo è chiarissimo”....
"E' da ricordare poi, dice sempre Paolo VI, che nella Sacra Scrittura la figura della Pietra è dapprima riferita a Dio, come spesso si incontra nell'Antico Testamento; poi è riferita al Messia, a Cristo medesimo, la pietra viva e angolare (1Pietro, 2, 4-6). 
Ma poi da Gesù la figura della Pietra è attribuita al primo degli Apostoli.
"Dio, Pietra, Cristo, Pietro, il Papa".
Ecco, cari confratelli, l'unico parametro a cui tutto riferire: idee, dottrine, teorie, movimenti, tendenze, progetti, per verificare la loro ortodossia e la loro capacità di salvezza e di produzione di grazia.
Cari confratelli, solo col Papa e nel Papa si viene ad attuare quella unità, quella comunione con Cristo e con Dio, unità per la quale Gesù rivolse al Padre quella sublime preghiera del Cenacolo; unità che si allarga in giri concentrici da Pietro all'ordine sacerdotale, e da questo a tutto il popolo di Dio. 
Obbedienza totale e devota, sincera e fattiva al Santo Padre.Ecco la salvezza nostra e delle anime che saranno a noi affidate. ... E termino chiedendo al Signore per me, e per tutti voi...la grazia di rimanere fedeli a questa invocazione: 

"Padre Santo, ecco la nostra docilità in ascoltarvi come Maestro; la nostra prontezza di obbedienza come a Pastore, la nostra generosa tenerezza di amore come a Padre delle anime nostre e di tutto il Popolo di Dio". La Madonna ci aiuti e ci benedica."

 [ZI120630]









Il nostro tempo non si presenta molto  diverso.  
Linee di oscurita' e di sbilanciamento non mancano anche ora 
e questa pagina ci fa serrare i ranghi attorno alla nostra Fede, 
attorno alla Roccia che e' Pietro, attorno al Papa. 
Con Cristo.