dituttounpoco

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con me il Monte del Signore.

venerdì 9 novembre 2012

Orientare e' educare.







L'orientamento e l'accompagnamento. (1)

La figura del Direttore spirituale.
Il giovane credente, che si forma alla vita e diviene respondabile di se' necessita di una persona che  lo aiuti a scoprire la propria vocazione  nella societa' e che lo aiuti ad ascoltare la voce di Dio che lo chiama a fare della propria vita un dono. Tale persona puo' essere detta  con una voce tradizionale Direttore spirituale.


Il Direttore spirituale.

Il Direttore spirituale puo' essere un eccclesistico, un religioso, un laico cui la comunita' ha dato riconoscimento in questo compito. Egli non puo' non essere uno che ascolta la Parola di Dio e vive un intenso rapporto con Dio con cui  sa dialogare nella preghiera come ad un Tu Personale. Tutto  questo lo rende per ogni giovane che lo accosta un testimone dell'amore di Dio, un fratello, un amico, un padre che accoglie e aiuta a divenire se' stessi, ad essere fedeli alla chiamata dello Spirito Santo, di Dio.

Le sfide alle quali ogni orientatore deve rispondere
 sono le seguenti:




La situazione in cui si trovano i giovani riguardo a una pro­gettazione cristiana del proprio futuro è contraddistinta da alcu­ni fenomeni importanti:
a) La prima sfida riguarda le trasformazioni socio-culturali
che investono manifestazioni, valori, simboli e pratiche religiose tradizionali.
Tra esse, a modo di esempio, si contano:
-   una cultura pluralista con grande quantità e disparità di messaggi e di modelli di vita, che rende difficile orientarsi per la scelta di un progetto di vita;
-   il secolarismo e il materialismo dominanti nella cultura che creano una mentalità critica, più attenta ai valori immediati e utili e meno sensibile ai valori trascendenti e di gratuità, un re­lativismo che diminuisce il senso morale e rende fragile l'e­sperienza e la vita di fede;
-   il ricupero del sociale all'infuori di motivazioni religio­se;
-   il prolungamento dell'età giovane e il ritardo dell'ingresso nelle responsabilità sociali.
  
b) La seconda sfida si riferisce all'atteggiamento psicologico e religioso dei giovani davanti alle scelte.
 In esso gravitano:
-   la valorizzazione della persona come valore assoluto e la ri­cerca di senso nella vita quotidiana;
-   la necessità di sperimentare personalmente il desiderio di corresponsabilità e di partecipazione, il bisogno di soddisfazioni immediate;
 - il forte senso comunitario che si manifesta nella ricerca della vita di gruppo e della comunicazione, con una acuta sensibilità per la giustizia, per la solidarietà e il servizio agli ultimi;
-   una diffusa nostalgia del profondo, di silenzio, di preghiera e di forme diverse di religiosità, ma molte volte segnate dal sog­gettivismo e dalla frammentarietà;
-   una tendenza psicologica a mutamenti di valutazioni di giu­dizio, che comporta una difficoltà nell'assumere e portare a ter­mine impegni a lunga scadenza.


c) Come terza sfida si possono considerare modelli di identificazione significativi di alcune vocazioni specifiche nella Chiesa, come la vocazione religiosa e sacerdo­tale.
Infatti:
-   non risulta chiara la loro identità, cioè il contributo specifi­co che queste scelte di vita offrono alla comunità umana;
-   la forma in cui sono vissute in un contesto concreto (la lo­ro realizzazione umana, il tipo di rapporto che impostano e con­cretizzano, la serenità e la sicurezza nei momenti di prova...) non appare troppo credibile, cioè come un modello di vita che incoraggia a scelte simili.

 Per questo la pastorale vocazionale, non raramente, oscilla tra due estremi di fronte a un mondo giovanile contraddittorio e complesso: o ignora le dinamiche della psicologia, facendo proposte che non interrogano e non interessano, o resta come intimorita lasciando mancare cammini seri in prospettiva voca­zionale, paga di proporre solo esperienze senza decisioni per la vita.

Si impongono allora all'accompagnatore vocazionale scelte precise.
Questa situazione  e le sfide elencate esigono per i giovani una educazione vocazionale con basi corrispondenti. E cioe' essa dovra' essere 
•  basata sulla qualità vocazionale degli educatori e della comu­nità educativa. La loro testimonianza di vita e la dinamica con la quale vivono la propria vocazione saranno la mediazione più ef­ficace per aiutare i giovani in una generosa e cosciente proget­tazione del loro futuro;
•  L'educazione  e formazione  per essere autenticamente vocazionale dovra' esser inserita nell'itinerario di educazione alla fede, come convergen­za di tutti gli sforzi per educare e per evangelizzare.



Questo itinerario suppone:

a) un orientamento vocazionale offerto a tutti i giovani, mediante:
-   l'orientamento pedagogico e professionale, secondo l'età e le diverse situazioni, che aiuti ogni giovane a scoprire le proprie risorse e a far fruttificare i doni ricevuti;
-   un ambiente educativo con testimoni significativi che viva­no la vita come vocazione;
-   l'avere informazioni sulle diverse vocazioni nella società e nella Chiesa (incontri, testimoni, esperienze, ecc.);
-   l'offerta di esperienze di servizio gratuito verso i più biso­gnosi, come allenamento alla generosità e alla disponibilità;
-   il contatto formativo personale offerto a tutti i giovani che lo desiderano.


b) Una proposta chiara e credibile mediante:
-   la presenza e il contatto con testimoni personali e comuni­tari significativi;
-   una formazione spirituale profonda;
-   la partecipazione attiva alla vita della comunità attraverso i gruppi e movimenti, considerati come luoghi privilegiati di ma­turazione;
-   l'approfondimento dell'itinerario di educazione alla fede e del tema vocazionale, soprattutto nelle tappe di adolescenza e di giovinezza;
-   l'invito personale a seguire la vocazione;
-   la possibilità d'un contatto diretto con qualche comunità di riferimento vocazionale.


c)   Un discernimento accurato e graduale fatto in comunità se­condo criteri condivisi, attraverso la conoscenza diretta, il dialo­go e la comunicazione.
d)   L'accompagnamento personale, che assicuri diverse possibi­lità e momenti di incontro e di dialogo personale per i singoli, i gruppi e le famiglie specialmente attraverso la direzione spiri­tuale sistematica.

(1) Vedi per questo S. De Pieri, Orientamento e accompagnamento vocazionale , Elledici, Torino, 2000,
pagg 92.94.96. Il valido Docente ha editato recentemente una nuova opera  intitolata "Orientare e' educare".
L'opera consta di due volumi. La presentazione e' del Rettor Maggiore dei Salesiani, Don Pascual Chavez, che, parlando recentemente al Sinodo dei Vescovi a Roma, ha affermato proprio questa idea. "Orientare e' educare" e "non si puo' educare e formare senza formazione vocazionale".